Anche al personale che lavora dall’asilo nido alla scuola per l’infanzia sarà richiesta una laurea in scienze dell’educazione nella classe L19 ad indirizzo specifico per «educatori dei servizi educativi per l’infanzia» oppure una laurea quinquennale in Scienze della formazione primaria integrata da un corso di specializzazione di 60 crediti formativi universitari: lo dice l’articolo 4, lettera E del Dlgs approvato dal governo in attuazione della legge sulla Buona scuola del 2015.
La laurea sarà obbligatoria, a partire dal 2019/2020, per tutto il personale neo assunto, mentre saranno salvaguardati i diritti acquisiti di chi già operava nel settore senza una laurea specifica.
L’obiettivo è quello di assicurare uguale formazione e istruzione ai bambini durante la loro infanzia e dovrà pure sostenere e coinvolgere la famiglia nel percorso educativo dei figli.
Si parte dai nidi e micronidi, che accolgono i bambini da 3 a 36 mesi di età, che dovranno assicurare oltre alla cura, all’educazione e alla socializzazione dei piccoli, anche il pasto e il riposo e quindi, e poi anche alle sezioni primavera che accolgono i bambini dai due ai tre anni di età.
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Il decreto prevede, poi, l’istituzione di una serie di servizi integrativi tra cui gli spazi gioco, riservati ai piccoli tra i 12 e i 36 mesi che vengono affidati ad uno o piò operatori fino ad un massimo di cinque ore al giorno; i centri per bambini e famiglie, e i servizi educativi in contesto domiciliare, pensati per i piccolissimi dai 3 ai 36 mesi.
Infine c’è la scuola d’infanzia, rivolta ai bambini dai 3 ai 6 anni, che «assume una funzione strategica nel servizio integrato di educazione e di istruzione, operando in continuità con i servizi educativi per l’infanzia e con il primo ciclo di istruzione».
Il decreto attuativo, precisa Il Sole 24 Ore, istituisce anche i poli per l’infanzia, edifici dove confluiscono tutti i servizi di educazione riservati ai piccoli fino a 6 anni e aperti al territorio con spazi e personale specializzato condivisi. I poli, che funzioneranno come veri e propri laboratori, non avranno autonomia scolastica, saranno costituiti dalle regioni con una programmazione ad hoc.
Confermato anche il “buono nido”, un voucher di 150 euro mensili che le aziende, pubbliche e private, potranno dare come sostegno ai propri dipendenti per pagare le rette degli asili nido sia comunali che accreditati.
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