Il dirigente scolastico del liceo Labriola di Ostia partendo da progetto DADA, con cui si sono rivoluzionati gli spazi e la didattica, è passato al “Il dadaumpa”, ovvero la leva per attivare tutta la comunità scolastica e creare una empatia collettiva.
Per spiegare l’essenza della rivoluzione in atto, riporta Vita.it, il dirigente del Labriola indica una traiettoria: «dal DADA al dadaumpa». Il DADA – che sta per Didattiche per Ambienti di Apprendimento – è un progetto partito con l’anno scolastico 2014/15 e rappresenta una delle possibili declinazioni per una delle 12 idee per innovare la scuola del Manifesto delle Avanguardie Educative cui il Labriola aderisce: l’idea è quella che lavora sugli spazi di apprendimento, creando “aule laboratorio disciplinare”. Al Labriola così le aule non sono più assegnate alle classi, ma a uno o due docenti della stessa disciplina: sono i ragazzi che si spostano.
Ma cos’è questo dadaumpa?
Gli studenti stessi hanno realizzato un’app per gestire i movimenti e per sapere dove trovare in ogni momento un docente o un alunno, hanno 4 minuti per andare da un’aula all’altra e non è mai successo che qualcuno arrivasse in ritardo.
«Il cambio dell’ora, tradizionalmente, dura almeno 6 minuti, significa che recuperiamo 35 ore all’anno di lezione, su 900. Muovere il corpo riattiva la mente e i ragazzi arrivano in aula più disposti ad apprendere; il docente è nella sua aula, dove tutto è già pronto, la lezione parte immediatamente».
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Poi c’è la qualità della didattica: «L’ambiente non è neutro, i docenti arredano l’aula nel modo più utile a creare un ambiente di apprendimento attivo, più rispondente alla piramide degli apprendimenti, quella che afferma che noi ricordiamo il 20% di ciò che ascoltiamo e il 90% di ciò che facciamo. L’aula diventa davvero un laboratorio, perché ci sono strumenti funzionali e perché ci sono elementi che creano empatia, non ha senso distinguere. Insegnare e apprendere sono una questione di empatia», spiega il dirigente al settimanale Vita.
Il DADA è replicabile, certo, ma la cosa fondamentale è che ogni scuola trovi il suo dadaumpa, che la comunità scolastica si metta in discussione, che si crei un’empatia collettiva perché se si sogna da soli e un sogno ma se si sogna insieme è una realtà che comincia
Ecco quindi il dadaumpa: «In questo anno ci hanno contattati in tanti, ne siamo orgogliosi. Il DADA però non è avere le aule colorate – blu per letteratura, verde per matematica e scienze, rosso per inglese. Il DADA è una strada per migliorare il successo scolastico dei ragazzi e per noi è stata l’occasione per trovare il nostro dadaumpa: si è creata una comunità empaticamente coesa, che si è attivata e che sta assaporando il gusto di cambiare la didattica. Il DADA è replicabile, certo, ma la cosa fondamentale è che ogni scuola trovi il suo dadaumpa, che la comunità scolastica si metta in discussione, che si crei un’empatia collettiva perché se si sogna da soli e un sogno ma se si sogna insieme è una realtà che comincia». Il tutto fatto con i 110 euro di contributo volontario delle famiglie.
Dopo il DADA, la nuova sfida del Labriola è quella di trasformare tutta la struttura in un grande e variegato “edificio apprenditivo”, creando tanti punti di apprendimento informale. L’idea è nata in occasione dell’eclissi di sole del 2014, quando erano stati disseminati per il cortile della scuola mille punti di apprendimento, dal telescopio alla radio web, con una diretta seguita anche da ascoltatori di altri Paesi. «Non c’era un solo alunno distratto», ricorda il preside del Labriola.
L’obiettivo è creare spazi usati e curati dai ragazzi, dove possano apprendere quasi senza accorgersene. Esiste già il “muro della memoria”, con tanto di sito dedicato, una mostra permanente spiegata dai ragazzi stessi ad altri ragazzi e che fa già parte delle proposte del turismo scolastico, affiancato alla sinagoga di Ostia, la più antica del Mediterraneo. I prossimi passi sono il giardino astronomico, le aule di fisica progettate dai ragazzi, le poltrone negli androni per l’angolo del bookcrossing…
«Dobbiamo avere coraggio, tutto ciò che non è vietato si può fare e allora facciamolo», dice il dirigente. «È l’augurio che faccio alla scuola italiana per il 2016: dobbiamo uscire dalla paura e dall’attesa normativa, troppo spesso subiamo le norme invece di usarle per aprire nuovi orizzonti. Non è facile, perché il sistema ci suggerisce di avere comportamenti menefreghisti e di scarico di responsabilità: ricordo che il dirigente scolastico dell’Aquila sta in carcere».
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