Se vale il detto che la verità di nasconde nei dettagli, una dimostrazione di quanto il presente governo si distanzi dai precedenti in competenza e capacità di affrontare i problemi è compresa in un atto, se vogliamo marginale, del ministero dell’Istruzione, la Circolare sulle adozioni dei testi scolastici.
Un atto di routine, che si ripete ogni anno, ma che, a ben guadare, forse tanto marginale poi non è, dal momento che riguarda diversi milioni di studenti, le generazioni del futuro, quasi un milione di dipendenti pubblici che operano nella scuola, e un intero settore industriale, quello dell’editoria scolastica, di modesto rilievo quantitativo, ma che detta i contenuti della trasmissione del sapere, che stabilisce cosa, dalla scienza alla storia, hanno di fronte i nostri figli sulla pagina scritta, in definitiva che stabilisce, insieme agli insegnanti, la qualità del sapere con cui la maggior parte della nostra popolazione viene a contatto.
La prima novità di questa circolare è la data di uscita, 12 marzo 2021, in tempo utile per avere effetto e poter realmente servire agli operatori. Per capirci, lo scorso anno la circolare era uscita quando ormai era poco meno che inutile.
Poi, se è vero, come qualche filosofo ha detto, che la forma è anche contenuto, il linguaggio: rispetto al dilagare del linguaggio burocratico cui ci avevano abituato le circolari precedenti, questa volta vediamo proporre un principio costituzionale di cui ci eravamo quasi dimenticati, e cioè la raccomandazione che le adozioni dei testi “siano espressione della libertà di insegnamento e dell’autonomia professionale dei docenti”. Una novità che dimostra una sensibilità sui valori e sui principi, quasi un modo nuovo di guardare ai problemi. Una novità di per sé, ma erano anche anni che questo specifico principio si era disperso nella selva di involuti rimandi ad articoli, il cui dettato finiva per prevaricare su quello costituzionale.
C’è poi un aspetto, piuttosto tecnico, che va sottolineato. La circolare vi dedica molta attenzione: ” Al fine di disporre di un quadro esauriente di informazioni sulla produzione editoriale, si invitano i dirigenti scolastici a consentire gli incontri tra i docenti e gli operatori editoriali scolastici accreditati dalle case editrici o dall’associazione nazionale agenti rappresentanti promotori editoriali (ANARPE), nel rispetto dei protocolli di sicurezza e delle norme igienico sanitarie appositamente emanate, ferme restando le esigenze di servizio e il regolare svolgimento delle lezioni. A tal fine, per agevolare i predetti incontri, appare utile rendere preventivamente noto ai suddetti operatori le condizioni per l’accesso all’istituzione scolastica. Con riguardo alla scuola primaria, ove ciò sia possibile, si consiglia di individuare un locale dove i docenti possano consultare le proposte editoriali; i dirigenti scolastici avranno cura di consentire il ritiro, da parte dei promotori editoriali, delle copie dei testi non adottati entro il prossimo mese di settembre. Nel caso in cui l’evolversi della situazione epidemiologica in alcuni contesti territoriali non consenta la promozione editoriale in presenza, si invitano le istituzioni scolastiche a far conoscere ai docenti le opportunità di consultazione online delle proposte editoriali, appositamente comunicate dagli operatori editoriali scolastici alle suddette istituzioni”.
È probabile che il problema non sia comprensibile a tutti, quanto meno ai non addetti ai lavori, ma dietro queste raccomandazioni c’è il rispetto di un pronunciamento dell’autority per la concorrenza. Il tenore del testo ministeriale ci dice dell’intenzione che il suo rispetto sia effettivo, e che si propone di garantirne l’esecuzione, con significativa correttezza istituzionale. Infatti non si dispone solo che le scuole ne tengano genericamente conto, ma si attribuisce ai dirigenti, quindi a un interlocutore ben individuato, il compito di gestire la situazione e a seconda del suo evolversi, e che si facciano carico di prendere i provvedimenti opportuni.
Per un ministro e un ministero che si preparano a gestire un piano veramente complesso di intervento sulla scuola come quello contenuto nel PNNR sembra proprio un inizio bene augurante.
Paolo Pullega
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