Mentre le Università si preparano ad avviare le selezioni per i corsi di specializzazione per il sostegno e si lavora per la richiesta di percorsi senza sbarramento in accesso per quanti, senza una formale specializzazione, hanno svolto il servizio su questa delicata area, a pieno titolo e con tutte le responsabilità del caso, dal Miur, precisamente dalle dichiarazioni dell’On. Faraone, Sottosegretario all’istruzione, arrivano dichiarazioni cariche di contraddizioni e insensati propositi che non possono non essere commentati.
Senza preamboli, quindi, partendo proprio dalle parole virgolettate del Sottosegretario e diffuse ieri dalla stampa di settore, è necessario procedere con un’analisi critica, per non lasciare campo libero ai progetti che progressivamente stanno minando la nostra professione e più in generale il sistema scolastico del Paese.
Faraone, come “tradizione” vuole, tratta i docenti in modo tristemente denigratorio ed offensivo, usando parole pesanti quando definisce il sostengo una “scorciatoia per passare di ruolo”.
Tanto per cominciare, se si è stati assunti a tempo indeterminato sul sostegno è evidente che il posto era disponibile, ma l’Onorevole, così dicendo, sminuisce esplicitamente la professionalità acquisita dal docente stesso, fatta di corsi a pagamento e di anni ed anni di autoformazione e di permanenza in graduatorie di merito.
L’immissione in ruolo, infatti, non è né automatica né un “regalo” dell’amministrazione ma il risultato di un processo trasparente e democratico che vede il professionista del sapere impegnato in un percorso tutt’altro che lineare e scontato, nel nostro sistema di reclutamento. Ed ecco che, a questa più o meno esplicita mancanza di rispetto e considerazione della realtà, Faraone aggiunge “corsi per tutti e gli specializzati non potranno più passare sulla materia”. Allora, delle due una: se i corsi saranno per tutti (non si capisce perché non intervenire fin da subito levando l’insensato numero chiuso per i corsi di specializzazione già nell’immediato), e non si potrà più passare sulla materia, tutti insegnanti di sostegno? E qual è il principio costituzionale al quale questa prospettiva di “incatenamento” ad un ruolo professionale si richiama? Non sono forse del Governo di cui Faraone fa parte concetti quali flessibilità e mobilità professionale?
Sinceramente non cogliamo alcuna buona prospettiva, né per il docente né per il sistema scolastico nel suo complesso e dimostra che, chi si occupa di scuola a livello centrale, oltre a scarsa competenza, manifesta una totale distanza dalla scuola reale, ribadita dall’imposizione di percorsi formativi gestiti dalle Univestità, ben lontani dal quotidiano svolgimento delle attività scolastiche.
Quello che riusciamo ad immaginare, infatti, è soltanto un sistema rigido dove non sarebbe possibile, sempre che questo progetto vada in porto senza il necessario contrasto, che un insegnate di sostegno, ovviamente precedentemente abilitato in una materia curricolare, possa spendere il suo titolo in qualsiasi momento decidendo in modo legittimo quale del suo tratto professionale far valere. Scelta che, tra l’altro, pesa in negativo sulla carriera del docente di sostegno, considerando i criteri di mobilità che lo interessano.
Sicuramente, sostenere un progetto in cui tutta la comunità scolastica sia preparata a gestire i bisogni educativi speciali è degno di nota. Tuttavia, contrapporre questa prospettiva ad una tesi di “strategia” di assalto al ruolo, come lo stesso Faraone fa, quando sostiene che “in passato molti docenti sono passati sulle cattedre di sostegno come ‘ripiego’ nei casi di esubero delle proprie classi di concorso, come scorciatoia per passare di ruolo” è addirittura grottesco, dal momento che, proprio questo Governo sta attuando, dopo i tagli delle classi e del personale scolastico, una riconversione del personale in esubero sui ruoli di sostegno anche per classi di concorso per le quali non si ha l’abilitazione.
Per concludere, ricordiamo all’On. Faraone che dalla scuola dell’integrazione, dove il sostegno agli alunni con disabilità era previsto per permettere loro il pieno sviluppo delle capacità e potenzialità, in considerazione della necessità di una gestione mirata, specifica e specializzata delle loro caratteristiche, si è passati alla scuola dell’inclusione, teoricamente all’avanguardia.
In questo passaggio, però, non si deve però dimenticare che il ruolo del docente di sostegno non è stata vista come una figura “surrogata”, in primo luogo dai docenti stessi, che hanno svolto il loro compito istituzionale in piena consapevolezza della responsabilità propria della loro funzione.
Rifiutiamo quindi ogni tentativo che screditi questo ruolo, anche se retroattivamente, e rivendichiamo il valore professionale e qualificato svolto dai docenti di sostegno nelle scuole italiane di ogni ordine e grado.
Crediamo che l’atteggiamento che da alcuni anni ha assunto il Miur nei riguardi del corpo docente delle scuole statali sia deprecabile e dannoso anche a livello sociale, avendo alimentato una certa sfiducia nelle famiglie e nei ragazzi, veri destinatari del buon funzionamento del sistema, con conseguente e progressiva svalutazione della credibilità professionale e istituzionale dell’insegnante.
Non rintracciamo nell’attuale Governo una inversione di tendenza, nonostante i proclami e le promesse e questa presa d’atto ci obbliga a non far passare sotto silenzio ogni provocatoria dichiarazione che ci riguarda professionalmente.
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