Da quando ricordo le mie prime manifestazioni per la scuola, ero una studentessa al liceo. Autogestione per settimane perchè ci opponevamo alla riforma dell’allora ministro della pubblica istruzione Rosa Russo Iervolino.
“Potiamo la rosa” mi viene in mente se dovessi fare uno slogan. Ero ancora dietro i banchi di scuola quando la palla passò al sig,Berlinguer che coniò il termine autonomia scolastica e iniziò a parlare di strategia del mosaico. Con l’autonomia si affidava una serie di poteri alle istituzioni scolastiche e nel frattempo si dava il via ai concorsoni con prove preselettive, tipo quiz, dove un laureato in filosofia doveva avere a che fare con domande del tipo” quanti cm erano lunghi i peli del cavallo bianco di Napoleone tenendo presente che la coda pesa 55 grammi?”
Mi ricordo, pur essendo giovane, che iniziò a concentrarsi un clima di contrapposizione. Ma il clima si sa cambia in fretta. Un colpo di vento e “punto e a capo” motto della signora Moratti ministro che segnava il ritorno al maestro unico e l’avvento del sistema duale tra l’istruzione e formazione tecnica e i licei: confindustria si ribellava. I correttivi alle precedenti riforme vengono attuati dal ministro Fioroni seguito poi dalla signora Gelmini. La politica degli ultimi 25 anni cari colleghi non ha fatto che ridurre gli investimenti alla scuola pubblica, razionalizzare il sistema di istruzione, tagliare il personale scolastico, ridurre il numero delle cattedre. I goal ci sono stati fatti e i traversoni ci sono passati davanti come agli europei.
Come invisibile, ma soprattutto come docente che crede fermamente che ancora la partita non sia finita, ho bisogno di sapere che su larga scala nazionale esiste ancora una buona parte di invisibili come me col desiderio di poter cambiare il risultato della partita. Un popolo è facilmente governabile quando resta ignorante. Io non voglio questo.
Sapevo che l’autononomia avrebbe portato pian paino al concetto di azienda ma ero troppo giovane e troppo timida per tessere reti di amicizie con persone col mio stesso desiderio. Ma adesso non lo sono più. La tessera mancante a questo grande progetto sta per essere inserita. La legge 107 renderà il mosaico d’istruzione o puzzle distruzione ( in fondo è solo questione di apostrofo) completo. Cosa vogliamo fare? Continuare a manifestare come da ragazzini per poi tornare al punto di partenza della marcia oppure stavolta vogliamo sederci ad un tavolo per trattare e fare noi una proposta al governo visto che noi viviamo e mandiamo avanti la scuola, questo micro/macro mondo dove stiamo spendendo i nostri sogni?