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Dal precariato alla precarietà: i COBAS denunciano l’odissea economica dei/delle neo-docenti

Negli ultimi dieci anni l’Italia ha bandito diversi concorsi, sia ordinari che straordinari, per stabilizzare i/le docenti precari, seguendo (solo apparentemente) l’intento di ridurre il precariato cronico nel sistema di istruzione italiano. Pur includendo nelle procedure sia le/gli abilitati che le/i non abilitate/i inserite/i nelle graduatorie di supplenza, i risultati di questi concorsi hanno deluso le aspettative. Le difficoltà di copertura dei posti e i vincoli geografici, oltre alla recente organizzazione dei concorsi finanziati dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), rivelano carenze strutturali che rischiano di aggravare ulteriormente la situazione. Nonostante l’impegno di stabilizzare le/i docenti precari preso dal MIM, molti posti sono rimasti scoperti per varie ragioni, tra cui la complessità delle procedure, i requisiti stringenti e l’insufficienza di candidati idonei in alcune aree. Eccone una disamina:

Anno
BandoPosti previstiPosti assegnatiPosti scoperti
2013Concorso 201211.5429.4522.090
2016Concorso 201663.71257.5026.210
2018Concorso straordinario infanzia-primaria12.86311.3231.540
2020Concorso straordinario 202032.00029.1022.898
2022Concorso ordinario secondaria33.00028.9004.100
2023Concorso ordinario PNRR (DM 184)45.12412.000 (ad oggi)33.124
2024Contingente totale autorizzato (comprensivo di GPS 1 fascia sostegno)49.006

L’allocazione dei posti in sedi disagiate rende più difficile per le/i docenti ottenere una stabilità lavorativa nella propria area geografica, con tutti i disagi che ciò significa per una categoria ad occupazione femminile per l’85% su cui ricade il welfare familiare di accudimento di figli e genitori anziani.

Il problema degli accorpamenti regionali

Una delle spiacevoli novità del concorso PNRR 2023, bando n. 2575 del 6/09/2023 per complessivi 45.124 posti, è stato l’accorpamento per macro aree territoriali  per la formazione delle Commissioni (almeno 500 candidati per ognuna rispetto ai 50 del concorso del 2020); infatti la prova pratica accorpata per alcune classi di concorso, come ad esempio le ex A01 e A17 (oggi A01 – Disegno e Storia dell’arte – Secondaria di I e II grado), ha richiesto spostamenti dei candidati dal Sud verso il Nord o dalle isole. L’obiettivo di risparmiare risorse ha quindi trasferito i costi sui candidati stessi, generando forti critiche.

Classe di concorsoRegioni accorpateCentro esameCosti medi di trasferta per prove pratiche e orali (estate)
A01Lazio (candidati da Campania, Toscana, Sicilia, Puglia, Basilicata, Abruzzo)Roma, Frosinone, Latina, Circeo€1.200 – €1.500
A17Lazio, Marche, Abruzzo, SardegnaAncona, Senigallia€1.300 – €1.600
A54Campania, Sicilia, Puglia, LazioNapoli€1.200 – €1.400

A causa della centralizzazione delle sedi molti docenti precari/e, già economicamente svantaggiati/e, hanno dovuto scegliere tra costi insostenibili o rinunciare alla partecipazione, subendo una forte discriminazione che non si concilia con il “merito” rivendicato, già nel nome del Ministero, dal Ministro Valditara.Una delle principali controversie riguarda il fatto che il concorso PNRR non sia abilitante e non fornisca una graduatoria di merito, come invece avveniva in passato. Pur superando il concorso, i candidati ottengono un’idoneità, ma non la certezza di un’abilitazione all’insegnamento o una posizione in graduatoria. I percorsi abilitanti a pagamento predisposti dal MIM risultano inoltre molto onerosi sia nelle università pubbliche che in quelle private (2/3000€). Tale scelta da parte del Ministero è stata definita una “mercificazione della formazione docente”, rappresentando una barriera economica per molti candidati/e, obbligati/e a pagare cifre significative per ottenere l’abilitazione. E tutto ciò tra qualche settimana dovrà ripetersi per il secondo concorso PNRR previsto entro l’autunno a cui parteciperanno gli stessi precari (idonei con punteggi anche di 220/250), esclusi per l’esiguità dei posti messi a bando e per giunta suddivisi in più contingenti in cui figureranno, a parti invertite, come i polli di Trilussa.

Violazioni delle direttive europee sui contratti a termine

Ogni anno circa 200.000 supplenze vengono assegnate per colmare il vuoto lasciato dai posti non coperti. Questo abuso dei contratti a termine contrasta con le direttive europee, costringendo molti docenti ad una precarietà continua. Il 3 ottobre la Commissione Europea ha deferito l’Italia alla Corte di Giustizia della UE “per non aver posto fine all’uso abusivo dei contratti a tempo determinato e alle condizioni di lavoro discriminatorie (Direttiva del Consiglio 1999/70/CE)”. La Commissione rileva che la legislazione italiana che determina lo stipendio degli insegnanti a tempo determinato nelle scuole pubbliche non prevede un progresso salariale incrementale basato sui periodi di servizio precedenti. Questo costituisce una discriminazione rispetto agli insegnanti assunti a tempo indeterminato, che hanno diritto a tale progresso salariale. La Commissione ha deciso di deferire l’Italia dopo due diffide (2019 e 2020) e un parere motivato (2023). Questa sentenza potrebbe avere effetti rilevanti per il sistema scolastico italiano, poiché obbligherebbe il governo a modificare le leggi sul reclutamento e sulla gestione dei contratti a termine, specialmente nei riguardi del personale scolastico. Tale situazione evidenzia quindi la necessità di riforme strutturali per garantire maggiore stabilità. I COBAS sono per un sistema di reclutamento basato su un doppio canale che includa sia i concorsi abilitanti sia le graduatorie esistenti e chiedono l’immissione in ruolo su tutti i posti vacanti e disponibili per assicurare continuità e qualità dell’insegnamento.

Daniela Perrone Esecutivo COBAS Scuola di Roma e provincia

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