L’Italia una volta era la terra della Olivetti, che nel 1965 dava il via al progetto “Programma 101” (detto Perottina) primo personal computer al mondo, imitato successivamente dalla Ibm, e della Fiat con il suo centro ricerche di assoluto valore mondiale. Erano tempi in cui l’innovazione scientifica caratterizzava un popolo e l’istruzione dava il massimo di sè per creare le competenze adeguate ad uno sviluppo tecnologico galoppante.
Oggi lo stesso sviluppo di competenza è visibile all’interno degli edifici dell’IIT di Genova, dove il robot bambino Icub fa intravedere, ancora una volta per il nostro Paese, possibili opportunità di sviluppo tecnologico. A capo dell’IIT opera il Prof Roberto Cingolani, con il quale chi scrive aveva già interloquito sulle problematiche inerenti il fenomeno della fuga di cervelli.
Riflessioni fondate su un rispetto e una stima reciproca (riferibili anche ai professori di scuola), che sicuramente fanno crescere culturalmente i soggetti partecipanti alla discussione. Dall’altra parte della barricata culturale (poca stima verso i professori di scuola) c’è ad esempio una preside che inventa l’eco-merenda, ovvero pane e olio fatti a scuola dai ragazzi, che inventa la distribuzione di verdure fresche e prodotti del posto nelle mense: dagli orti delle stesse scuole, che inventa il bidolio, ovvero una raccolta di olio usato con cui fare il sapone, direttamente a scuola.
In questo caso con l’attivazione dell’eco-merenda, dei prodotti a Km zero per le mense e del bidolio ci si sente talmente importanti da dire: “D’accordo, i diritti, il rispetto dei lavoratori, ma quando cominciamo a dirci che tanti docenti sono infingardi, fannulloni, incapaci e incompetenti? Mi attirerò critiche ma non temo di dirlo. Perché ci fa tanta paura l’idea che chi è incapace deve cambiare mestiere?”.
Annotate tutte queste considerazioni negative verso la categoria degli insegnanti, mi verrebbe da dire che la ventilata eliminazione dalla scuola di tanti docenti considerati infingardi, fannulloni, incapaci e incompetenti, per dare più spazio al “bidolio” è un pericoloso salto nel buio, che crea maggiore disoccupazione senza dare certezze di sviluppo. In altre parole lanciarsi in proclami di facili licenziamenti, giocando ai piccoli agricoltori, non solo lascia il tempo che trova, ma crea discutibili precedenti contrari alle logiche di inclusività e sviluppo sociale.
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