Dal quasi gratis a pagare per lavorare

Non sono pessimista per natura, ma realista. Le mie considerazioni partono sempre dai fatti o da alcuni segnali che poi purtroppo sono confermati dalla realtà. In questi ultimi anni i contesti entro i quali operiamo sono diventati difficili, frustranti e in alcuni casi demotivanti. Con la crisi che ha toccato la nostra economia, il sistema formativo è stato percepito sempre più come una spesa da tagliare, una voce improduttiva in quanto i risultati non possono essere colti nel breve tempo di una legislatura, semmai nel lungo periodo. Da qui i tagli ai fondi per la formazione e l’aggiornamento, il Mof e altro ancora. Il risultato è molto evidente. Se prima si lavorava avendo un compenso appena adeguato, adesso si lavora quasi gratis. Ora però davanti a noi si presentano due inquietanti scenari: il primo è molto vicino ed è legato ai decreto che il governo emanerà e che dara concretezza alla “Buona scuola” di Renzi.

I corsi di aggiornamento, i progetti, e quanto altro ancora costituirà il profilo del docente meritevole saranno ricompensate con una bella medaglia. Nulla più!!! Come ha scritto Lucio Ficara, in questo modo salta una regola fondamentale del rapporto di lavoro: metto a disposizione il mio tempo e in cambio ottengo un riconoscimento economico. Per inciso, l’Amministrazione ha compreso benissimo il profilo medio del docente: lavorare anche gratis perché la gratificazione arriva dagli alunni.

Ora, questo profilo di felicità gratuita favorirà a breve un nuovo e più inquietante scenario: l’Amministrazione chiederà di essere pagata per la possibilità che dà ai docenti di essere felici. In altre parole, faremo la fine di Fantozzi, anzi peggio: almeno lui, all’inizio era inconsapevole che la moglie pagava il suo lavoro (cfr. “Fantozzi va in pensione”). Poveri noi!!! Mi chiedo: cosa intendeva Renzi quando dichiarava che intendeva “valorizzare i docenti”?

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