Dai dati del report Eurydice, dal titolo “Equity in School Education in Europe: Structures, Policies and Student Performance” emerge come una maggiore spesa per studente possa permettere una minore differenza di reddito.
Per elaborare una soluzione possibile all’inclusione scolastica, sempre secondo il rapporto Eurydice, è stato verificato come una spesa pubblica per studente più elevata possa ridurre le differenze di rendimento tra studenti delle scuole primarie. In Europa il livello di finanziamento pubblico per studente è stato sfaccettato: l’Italia ha un indice di spesa media europea, mentre in testa si trova il Lussemburgo. Finalino di coda, invece, per la Romania.
I benefici dei bambini che partecipano in prima persona all’educazione e alla cura della prima infanzia sono visibili sia in termini di sviluppo complessivo che di rendimento scolastico. A maggior ragione, ciò si è dimostrato valido soprattutto per i bambini che provengono da contesti svantaggiati. Per tale ragione l’Europa ha in cantiere di adottare diverse politiche di inclusione.
Da un’analisi che ha messo a confronto i vari paesi europei, appare evidente che i bambini provenienti da famiglie svantaggiate sono meno partecipativi nel sistema scolastico. Per fronteggiare tale problema, le autorità politiche si sono adoperate per garantire una migliore uguaglianza del sistema della prima infanzia, includendo l’estensione dell’accesso e una qualità dell’offerta più vantaggiosa.
Il rapporto espone come questo necessita politiche che colleghino servizi accessibili a tutti gli studenti e che coordinino programmi per migliorare l’accesso per quei gruppi di studenti svantaggiati, come i bambini in stato di povertà o quelli che appartengono a contesti che riguardano l’immigrazione.
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