In prima serata salta letteralmente sul palcoscenico del Palastudio di Cinecittà, danza, asciutto e scattante nel suo abito nero con camicia bianca slacciata, al ritmo della musica del fido Nicola Piovani. «Mi piacerebbe essere un cagnolino per scodinzolare e mostrarvi quanto sono felice», e in effetti scodinzola anche senza coda. Il suo umorismo è garbato, qua e là scontato, ma funziona: «Siamo a Roma, la città più bella. Adesso poi per Natale tutte queste luminarie, queste luci bianche e blu messe sopra le automobili perché si vedano meglio, specialmente davanti al Campidoglio». Ma siamo qui per i Comandamenti. «Politici e amministratori romani sapevano che venivo qui a parlarne e allora hanno fatto in modo di violarli tutti, proprio tutti, li ho contati, eh?».
Ce n’è anche per il premier: «Solo un miracolo può salvarci. Infatti Renzi è andato in Vaticano. Ad esempio, la legge elettorale: quella vaticana gli va benissimo, uno viene eletto e governa per tutta la vita…». Ma bisogna parlare della Bibbia, «non di Rebibbia». E qui delle due l’una, «o mi arrestano o mi fanno cardinale».