“Sulla qualità della scuola veneta non ci sono dubbi di sorta: da anni registriamo il più basso tasso di dispersione scolastica e le migliori performances nei test valutativi sulle competenze degli studenti, grazie alla preparazione e al buon lavoro di insegnanti e dirigenti. I 276 ‘cento e lode’ alla maturità conseguiti quest’anno in Veneto sono un dato relativo, rispetto al 4,8%di eccellenze in matematica certificato dai test Ocse-Pisa (rispetto alle percentuali da prefisso telefonico di altre regioni) e alle classifiche Invalsi degli ultimi sei anni, che pongono le scuole del Nordest in vetta al paese per risultati degli studenti e capacità formativa degli insegnanti”.
Elena Donazzan, assessore regionale all’Istruzione e Formazione, legge nei dati diffusi dal ministero dell’Istruzione una conferma della capacità formativa di quello che definisce ’”ecosistema educativo” veneto, costituito non solo dalla scuola, ma anche da famiglie, comunità locali e parti sociali.
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“Il divario tra la scuola veneta e quella delle altre regioni c’è e si vede – sottolinea – e sta nelle qualità del sistema formativo, nonostante i nostri bravi docenti siano perennemente sotto organico, e nelle competenze maturate dei ragazzi, che sono ricercate e apprezzate dal mondo del lavoro”.
Quanto ai risultati contradditori tra esiti delle prove Invalsi e voti di maturità nelle diverse aree della Penisola, Elena Donazzan sottolinea “l’amarezza di vedere mortificato l’ottimo lavoro di una intera comunità educante dalla cronica indifferenza del Governo centrale e da votazioni che rendono stridente e incongruente lo sforzo di elevare la qualità della scuola: così tanti ‘cento e lode’ per la maturità nelle regioni del sud hanno il sapore della raccomandazione – rileva – utili solo per entrare nell’amministrazione pubblica e nei percorsi universitari a numero chiuso”.
“Porrò la questione alla prossima riunione degli assessori regionali alla scuola e formazione, nell’ambito della Conferenza delle Regioni – annuncia l’assessore – perché se il voto del titolo di studio deve restare una discriminante per l’inserimento lavorativo e l’accesso, allora il sistema di valutazione deve essere rigoroso, imparziale ed omogeneo in tutte le aree del Paese”.
“Agli studenti veneti, comunque, ricordo – conclude Elena Donazzan – che il voto conta sì, ma che il mercato del lavoro valuta diversamente e sa distinguere i veri talenti e le vere competenze”, prosegue l’assessore. Se il Veneto ha il tasso più basso di disoccupazione giovanile, circa dieci punti inferiore a quello nazionale, il merito è anche dell’impegno dei nostri studenti e insegnati e della qualità dei nostri percorsi formativi, perché nelle imprese vali per quello che sai e che sai fare, non per il voto scritto nel diploma”.
C’è però da tenere in conto, cerchiamo di suggerire alla assessora della Lega Nord, che anche in Veneto grande è il numero di docenti meridionali che, oltre ad avere frequentato le scuole del Sud si sono pure laureati e abilitati al Sud e dal Sud portano la loro carica di professionalità, entusiasmo e impegno. Elementi questi che però non vengono presi in considerazione sotto la consueta spinta propagandistica e livorosa contro i meridionali. Quegli stessi sudisti che a Re Di Puglia riempiono le steli dei loro nomi per liberare parte del Veneto dagli Austriaci. Ma quella è un’altra storia. Almeno sembra.
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