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Dal ventre della terra, sabato 29 a Enna

In scena Sara Favarò cantante-attrice, Ermelinda Gatto mezzo soprano, Carlo Greca attore, e la partecipazione straordinaria al pianoforte del M° Emanuele Bunetto.
 
“Dal Ventre della terra” è un monologo che prende spunto dalla tragica vita dei minatori. Lavoratori che vivevano nel buio del ventre della terra, che conducevano una vita grama, piena di stenti, di sacrifici, di malattie provocate dal loro lavoro e che, tristemente, non ricevevano nemmeno l’onore delle esequie funebri cristiane, quando avevano la sventura di morire in quell’inferno. Denuncia contenuta anche nel testo della celebre canzone siciliana “Vitti ‘na crozza”, che purtroppo è stata oggetto di manipolazione discografica con l’aggiunta dell’allegro “larallallero lallero lallero….” che nulla a che vedere con la versione originale.  “La storia narrata nel monologo Dal ventre della terra, ha dell’incredibile. Con intensa indignazione Sara ripercorre l’ostracismo perpetrato dalla Chiesa, incredibilmente cessato solo verso il 1940, nei confronti dei minatori morti nelle solfatare. I loro resti mortali non solo spesso rimanevano sepolti per sempre nell’oscurità perenne delle miniere ma per loro erano precluse onoranze funebri e perfino, insiste il teschio della canzone, un semplice rintocco di campana!”, dice il professore Francesco Meli, docente dell’Università IULM di Milano, nella prefazione al testo del monologo, pubblicato da Euno edizioni che contiene anche alcune foto di scena di Giulio Azzarello, tratte dal film “Rosso Malpelo” di Pasquale Scimeca e le grafiche di Piero Favarò.
Figghiu lassa sta cruci è il dialogo tra la Madre e il Figlio crocifisso, arricchito da canti e poesie, rappresentato in due versioni, a seconda della regione di messa in scena, in siciliano o in italiano. Poema in novenari con versi endecasillabi. Una crocifissione che si perpetua nel tempo lungo dell’egoismo e dell’indifferenza. Una Madre che è mamma di ogni figlio morto in guerra, di ogni figlio costretto ad elemosinare amore, lavoro, giustizia, comprensione. Un Figlio che viene crocifisso ogni giorno mentre “scappa” in cerca di pace, di un pezzo di pane. Un Figlio deriso, umiliato, offeso, privato della sua dignità di uomo! Durante il recital vengono anche cantate diverse “Ave Maria”, da quella di Schubert a quella di Gounod, nelle versioni linguistiche originali così come alcuni canti della tradizione popolare siciliana, turca  e aramaica. Il testo, nelle due forme linguistiche, è pubblicato nel libretto di scena edito dalla casa editrice Euno Edizioni.
La rappresentazione teatrale è a scopo benefico ed è organizzato dall’Auser per sostenere il “Filo d’Argento”, il progetto di solidarietà a favore della terza età.
A presentare lo spettacolo gli Amici del Teatro di Enna.
Redazione

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