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Dall’Europa con tormento

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Lo sapevamo. Ma sapevamo pure, già ai tempi della ex ministra Gelmini, governo Berlusconi-Tremonti, che una similare raccomandazione era arrivata (benchè qualcuno dubiti ancora su un possibile sollecito dell’Italia stesa) per implementare un ancora più vecchio progetto di dare stellette al merito.
In quest’ultima missiva dell’Ue la richiesta è di stimolare la qualità dell’istruzione attraverso una serie di interventi e modifiche del mondo scolastico, mirate a implementare un sistema di valutazione dei docenti e dei dirigenti scolastici.
Ben venga la valutazione dei dirigenti, considerato che taluni finora hanno tenute le scuole come dote personale, infischiandosene perfino delle condanne per condotta antisindacale, le cui spese sono state a carico della collettività e non del singolo preside, ma per quanto riguarda i docenti è bene che si faccia chiarezza, estrema chiarezza.
Se infatti per un verso la questione del merito appaia corretta, il punto centrale è però quello di chi lo decide. Verranno utilizzate le schede Invalsi? Oppure si chiameranno i genitori e i ragazzi? Oppure lo farà il dirigente? E se è così, non si torna forse indietro di quarant’anni, quando era il preside a stilare le famose “note di merito”, contro cui i sindacati vinsero una battaglia? E la vinsero proprio nella consapevolezza che i docenti, per avere note positive, spesso mettevano sotto la cattedra la loro dignità e la loro libertà, assecondando il “capo”.
E inoltre, si metteranno in conto le difficoltà tra una scuola di frontiera e una del centro? Tra i licei, punto di sbarco per lo più dei figli delle classi medio-alte, e i professionali dove si cerca di ghettizzare, sia le classi meno abbienti e ora pure gli extracomunitari? Ci sarà una differenziazione fra una scuola media della periferia di una città del sud e quella di un quartiere “nobile” di una città ricca del nord?
Come si farà ad eseguire una valutazione di merito dei docenti in entrambi i casi? Secondo quale metro verranno valutati i due gruppi? Uno infatti è più impegnato sicuramente nella lotta contro gli abbandoni, l’altro a trovare nuovi stimoli culturali, magari per accontentare le richieste dei genitori, lusingandoli e blandendoli, così come tutte le indagini hanno rilevato.
Per favore dunque, se si vuole premiare l’impegno di ciascun docente lo si faccia, ma senza approssimazione o demagogismi, e soprattutto si consultino i docenti, quelli che sono sul campo ogni giorno, anche perché da troppo tempo si colpevolizzano per misfatti non loro. E soprattutto ancora: che si spenda qualcosa per aggiornali, mentre per il futuro che si recluti con rigore. La scuola è infatti un costo per lo Stato, alto, ma si sconta in prospettiva e alla lunga distanza riesce perfino a fruttare, abbattendo per due volte i costi iniziali, in tutti i campi e le situazioni.
Il punto è allora: mentre si cerca di realizzare belle scuole, si cerchi anche di formare begli insegnanti.