Il Ministro Giannini si è subito premurata di rispondere pubblicamente con una nota, nella quale, con tono “rassicurante”, sminuisce immediatamente la portata della sentenza, asserendo che i contenuti del futuro decreto del Governo sono “anticipatori rispetto a quello che ha indicato la Corte europea”.
Caro Ministro, non è affatto così, e da quando ha varato il suo progetto, noi precari storici, assunti dalle graduatorie d’istituto, lo abbiamo detto tante e tante volte.
Lei, mistificando di fronte l’opinione pubblica, la fisionomia di quanti hanno garantito per oltre dieci anni il regolare funzionamento della scuola statale, ha parlato di “supplenze brevi e temporanee”, soltanto per sostenere la “bontà” di un progetto che intende, sulla carta, assumere i precari delle GAE, disconoscendo tutti gli altri, quelli delle graduatorie d’istituto appunto.
Premesso che la Corte di giustizia rimanda ai giudici nazionali per la concreta attuazione delle indicazioni interpretative fornite, possiamo già asserire che nella sentenza si chiarisce come sia determinante il tipo di contratto sottoscritto, la durata e la sua reiterazione, senza riferimento ai bizantinismi, di tradizione tutta italiana, di fasce di reclutamento diversificate a seconda dell’esito politico.
Nei prossimi giorni, una volta studiata a fondo la sentenza, sapremo indicare le strade per far valere i diritti di tutti quei precari della scuola: insegnanti, personale ATA e dirigenti scolastici incaricati, che da anni subiscono lo sfruttamento dell’amministrazione pubblica, senza alcuna tutela sindacale.
Oggi la musica cambia e, nonostante il MIUR stia già mischiando le carte a sostegno della bontà del suo progetto politico, ancora una volta manipolando numeri, definendo precari gli iscritti in GAE anche senza un solo giorno di servizio, promettendo un costosissimo concorso pubblico che dovrebbe “regolarizzare” la situazione, siamo convinti che il “gioco” sia appena iniziato.
Due sono le costatazioni che vorremmo condividere a conclusione di questo breve commento: la prima è che il Ministero dell’Istruzione non è disponibile a retrocedere nonostante le evidenti disfunzioni passate presenti e promesse; la seconda è che il ricorso, come più volte abbiamo sostenuto, è diventato un imprescindibile strumento politico, necessario a ripristinare giustizia e legittimità.
Adida non si limiterà a cercare un confronto con le istituzioni, ma intraprenderà tutte le strade necessarie a garantire la tutela dei diritti di tutti i precari: di prima, seconda e terza fascia g.i., che si trovino nelle condizioni di sfruttamento stabilite dalla sentenza europea.
Quando iniziammo il nostro percorso di affermazione professionale, eravamo soli; oggi molte associazioni, e persino le organizzazioni sindacali, si sono “accorte” che qualcosa nel modo di trattare i precari storici delle graduatorie d’istituto così come non andava allora continua a non andare oggi.
Persino i media se ne sono accorti…
Da ieri, radio, televisione e stampa hanno dato un risalto impressionante alla batosta arrivata dall’Europa, anche se ci aspetteremmo un’informazione che fosse veramente dentro al problema e sapesse porre le vere domande; una tra tutte: “Chi pagherà tra i funzionari per questi errori?” Quattro anni fa, quando chiedevamo di dare visibilità alla nostra vicenda umana e professionale, nonché dannosa per il sistema scolastico nazionale, giornalisti e redazioni sostenevano che la nostra situazione “non faceva notizia”… Finalmente il precariato “fa notizia” e forse, per la prima volta, siamo usciti da quell’invisibilità in cui le istituzioni chi hanno relegato per anni.
Una domanda arrivata alla nostra redazione, ci impone di fare un chiarimento importante sul 30%…
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