Ha esordito con una sfida il Premier, tutto imbellettato in quell’aria di tuttofare performante che sa il fatto suo, quando, presentando qualche giorno fa il nuovo piano scuola, ha detto «Precari delle graduatorie vi assumiamo in cambio di merito. Ci state?»
Così dall’eliminazione delle graduatorie ad esaurimento, al totale assorbimento dei precari, dall’utilizzo del merito alla debellazione di quella malattia del supplire che con aitante neologismo ha chiamato “supplentite”, ecco vendute per “buone” le tanto attese linee guida, che dove ci guideranno non si sa.
“Buone”, sembra, non fosse altro perché è questo l’epiteto che hanno affiancato al termine scuola: la “buona scuola” la chiamano, per l’appunto, a lasciare intendere cosa non si sa! Forse che quella pregressa non lo sia stata? Beh, certo, facile dictu, o che questa nuova, questa loro, lo sarà, manco a dirlo, facile factu! Perché da che mondo è mondo in questa “buttanissima” Italia (Buttafuoco mi conceda il prestito) ogni nuovo governo è un po’ come il caffè crema e gusto, insomma, ogni nuovo governo è quello giusto, e l’unica cosa che ci resta da fare è …? Crederci!
Se poi non ci si spieghi perché si voglia indire –con ulteriori costi- un nuovo concorso pubblico quando gli idonei del precedente sono ancora precari; se poi non si capisce come , in alcuni casi, alla validità triennale delle graduatorie dell’ultimo concorso a cattedra sia stato fatto uno sconto di un anno a causa della lentezza nelle procedure di correzione, senza concederne uno aggiuntivo per l’eventuale reclutamento; se poi non si capisce quale criterio ci sia alla base della formazione docente “a punti”; poco importa, fatto sta che ci viene proposto un «patto educativo – così ha detto Renzi – non l’ennesima riforma, non il solito discorso che propongono tutti i politici, una cosa diversa».
E allora sì, dai, giù a parlare di nuovo –come fosse il più vergine dei lessici- di formazione docenti, di meritocrazia, di alternanza scuola lavoro, di comunicazione, di spending review contro finanziamenti ciechi e irresponsabili, di migliorie contro il fenomeno della scuola come ammortizzatore sociale e contro l’appiattimento della classe docente.
Ma se dall’eliminazione delle graduatorie ad esaurimento, all’eliminazione degli esauriti, che siamo noi precari, il passo potrebbe essere davvero breve, perché no, vogliamo crederci ancora una volta anche noi, sì, noi precari di sempre, noi che i capelli sono sbiaditi come l’entusiasmo, noi che Dante avrebbe potuto scriverlo ad hoc l’incipit del III canto dell’Inferno, noi che, quando Renzi parla di «un’Italia che tornerà a essere custode della straordinaria bellezza», l’unica cosa che possiamo fare è sperare che questa “bellezza” non somigli, ancora una volta, a quella di Paolo Sorrentino!
articolo tratto da siciliaedonna.it
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