Le Scuole e le Università italiane si trasformino in “laboratori di pace“, perché la fine dei conflitti è una soluzione sofferta ma possibile, investendo soprattutto sulle giovani generazioni: la richiesta è arrivata domenica 21 maggio dalla Marcia “PerugiAssisi della pace e della fraternità“, dedicata quest’anno alla formazione e al protagonismo dei giovani. A sfilare sonon state quasi 10 mila persone, tra cui tantissimi studenti: sono 119 le scuole e 71 le università italiane ad avere aderito all’iniziativa, assieme a ben 280 realtà associative e 150 enti locali.
All’arrivo dei manifestanti è stato sottoscritto il “Patto di Assisi“, davanti al Sacro convento di San Francesco dai rettori della Rete delle università italiane per la pace, dei dirigenti scolastici della Rete nazionale delle scuole di pace e dei sindaci del Coordinamento nazionale degli enti locali per la pace e i diritti umani.
Alla prima firma odierna apposta al Patto, da parte dei presenti alla Marcia, si potranno unire quelle di chi vorrà sostenere l’iniziativa.
“Investire sui giovani”
Gli ideatori del “Patto di Assisi” hanno spiegato che si tratta di un percorso di avvio per la ricostruzione di quel “patto educativo globale”, sollecitato anche da papa Francesco.
Un percorso che nasce come invito ad investire sui giovani “sulla loro energia, creatività e formazione con programmi concreti e lungimiranti”, ha ricordato Flavio Lotti, coordinatore del Comitato promotore Marcia PerugiAssisi.
“La pace – ha aggiunto Lotti – non è la meta ma il percorso, non è il sogno ma l’urgenza dell’impegno che ci deve vedere tutti protagonisti e responsabili. Serve quindi il lavoro di tutti e non solo di scuole e università. Dobbiamo imparare ad affrontare i problemi della contemporaneità investendo sulle giovani generazioni, credendo in loro. Oggi è stato il loro giorno, un nuovo ulteriore esercizio di pace“.
I ragazzi delle scuole: “Trasformiamo il futuro”
La Marcia del 21 maggio 2023 aveva preso inizio a Perugia, con i ragazzi delle scuole che reggevano lo striscione della testa del corteo con la scritta “Trasformiamo il futuro“. All’avvio è stata ricordata anche la tragedia dell’alluvione in corso in Emilia Romagna.
“C’è urgente bisogno – ha detto dal palco monsignor Ivan Maffeis, vescovo di Perugia – di affermare una comunicazione non ostile, ci vogliono comunicatori disposti a dialogare per bloccare la psicosi bellica. La via delle armi non assicura stabilità e indebolisce la pace”.
A prendere la parola sono stati anche Enza Pellecchia, coordinatrice della Rete delle Università italiane per la pace, e Ali Sohna, rifugiato, per ricordare pure le vittime in mare.
L’imprenditore Cucinelli: questo sarà un secolo speciale
“I nostri giovani sono le sentinelle dell’umanità e credo che ben presto si arriverà anche ad una contemporanea pace di Vestfalia”, ha detto l’imprenditore stilista Brunello Cucinelli parlando con l’Ansa
“Io credo – aggiunto Cucinelli – che stiamo andando verso un secolo speciale, che io trovo particolarmente bello. Anche se abbiamo una guerra in corso, sono però convinto che i saggi dell’umanità troveranno una soluzione ben presto, ne sono sicuro”.
“Mi ha sempre affascinato la Guerra dei trent’anni in Europa – ha aggiunto Cucinelli – quando dopo stanchi di anni di conflitti, non i grandi capi ma i loro collaboratori decisero di far pace. Penso che anche la nostra pace di Vestfalia arriverà”.
“La Marcia della pace e della fraternità è il segno di un’Italia viva e vivace, coinvolta e partecipe che non si arrende alle logiche della guerra, ma si ostina a cercare il dialogo”, ha sottolineato padre Enzo Fortunato, tra i volti più noti del francescanesimo in Italia.
“Oggi i giovani ci dicono: ‘Ci siamo’. Tocca ai governi smettere di ignorarli, sfruttarli, uccidere il loro futuro”, ha detto ancora il francescano.
Fratoianni (Si): l’escalation militare non è la soluzione
Alla Marcia hanno partecipato pure diversi politici. Come il segretario nazionale di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni, parlamentare dell’Alleanza Verdi Sinistra: spero, ha detto, “che si apra uno spiraglio per la diplomazia e per la pace e per fermare il massacro dopo l’aggressione russa all’Ucraina e un anno mezzo di guerra”.
“Convinti che l’unica cosa da non perseguire – ha aggiunto il leader di SI – sia che l’escalation militare sia la soluzione per risolvere il conflitto. Convinti che l’aumento delle spese militari non debba essere la strada per il nostro Paese. Queste persone in marcia continuano e continueranno a cercare la via della pace. Io l’ho sempre fatto, anche in Parlamento. E continuerò anzi continueremo a farlo”, ha concluso Fratoianni.