Dopo la stagione del salva precari è probabile che ci toccherà assistere alla stagione del taglia precari.
Ricordiamo che subito dopo i tagli avvenuti ad opera dell’ex ministro Gelmini si pensò di edulcorare la pillola con un decreto ad hoc, il decreto 134/2009 noto come decreto salva precari.
In cosa consisteva questo decreto? Si trattava di un decreto che garantiva corsie preferenziali di accesso alle supplenze brevi o a progetti a quei docenti che nel 2008/2009 avevano insegnato con contratti annuali e che, a causa degli ingenti tagli dovuti alla legge finanziaria 133/2008, erano rimasti tagliati fuori dal circuito delle supplenze annuali.
All’epoca della proposta del decreto suddetto, ricordiamo “nobili precari” che oggi ricoprono incarichi di responsabilità politica in partiti di maggioranza di governo dire: “È un amaro scandalo silenzioso. Sulla scuola statale e sui docenti precari possiamo parlare ormai di accanimento terapeutico di questo governo (quello Berlusconi), di un ambito e una categoria indebolite eppur fondamentale soprattutto in Sicilia: regione col più alto tasso di disoccupazione come anche di dispersione scolastica”. Nemmeno la norma salva precari, pensata con lo scopo di attenuare l’emorragia di chi prima lavorava e poi si è trovato senza nemmeno uno straccio di chiamata, ha lenito le proteste del mondo precario e di chi lo rappresentava politicamente. Oggi che si sta pensando di intervenire pesantemente a tagliare drasticamente le supplenze brevi, fonte di sopravvivenza per i precari, chi allora guidava la protesta di ribellioni anche contro il salva precari, tace e gira la testa dall’altra parte. In buona sostanza stiamo passando dalla norma salva precari a quella taglia precari, con al timone dell’operazione il partito democratico che in un recente passato ha ritenuto nefasti e nefandi i tagli alla scuola e anche il conseguente salva precari.
Non riusciamo a vedere un barlume di coerenza ma la cronaca della politica scolastica è oggettivamente questa. Il taglia precari nasce da una valutazione fatta dal sottosegretario all’istruzione Reggi, il quale afferma: “Le supplenze brevi poiché non sono programmate, non rappresentano dal punto di vista didattico nessun valore aggiunto. A questo punto meglio utilizzare gli insegnanti in organico di ruolo, i quali potrebbero dare la loro disponibilità a fare le supplenze in modo più organico”.
Con queste parole si gettano le basi per definire un decreto che possiamo chiamare taglia precari e che contemporaneamente troverà la complicità di tutti quei docenti di ruolo, che per qualche euro in più spazzeranno via i sogni dei precari, aprendo la strada politica alla legittimazione dell’aumento dell’orario di servizio degli insegnanti. Comunque la si voglia pensare una cosa è certa, temi come l’orario di servizio e l’organizzazione del lavoro pretendono di essere trattati e concertati nei tavoli contrattuali con le rappresentanze sindacali.
Tutto il resto fa parte di un gioco politico che vede un sottosegretario del PD sostituirsi al ministro dell’Istruzione, nel tentativo di lanciare provocazioni per vedere le reazioni del mondo della scuola. Lasci perdere sottosegretario Reggi il gioco delle parti, bisogna trovare soluzioni condivise ai problemi del precariato della scuola. Si lasci da parte il taglia precari e si risolvano le ingiustizie fatte da troppi anni sui precari della scuola prima che ci pensi irrimediabilmente la Corte di giustizia europea.
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