I lettori ci scrivono

Dalla parte delle insegnanti e delle dirigenti scolastiche

Buongiorno,

ho analizzato attentamente l’articolo in cui la dirigente scolastica Onofri definisce la classe dirigente “dominante, corporativa e maschilista”.

Mi chiarisca il concetto; se per classe dirigente dominante intende la vecchia figura del “direttore” che “domina” sul corpo docente, penso che al giorno d’oggi ciò non possa più sussistere in modo così predominante.

Entrambi, dirigenti e insegnanti conosco bene i loro diritti e doveri.

Se per maschilista intende una professione di predominio maschile anche questa affermazione non mi sembra così vera.

Mi guardo intorno e vedo che nelle scuole sempre più donne ricoprono il ruolo non facile di dirigente, mostrando capacità ed altro… ben più sviluppate degli uomini.

Lei stessa ha questo ruolo e mi dica, non penso abbia dovuto sgomitare per surclassare i maschietti, sarà arrivata per merito e competenza. Quindi strada libera per tutti, niente favoritismi di genere.

Altra cosa, lei ha definito il lavoro dell’insegnante “un lavoretto di accudimento tipico delle donne”.

Io insegnante per quarant’anni mi sono sentita tutto fuorché una maestra accudente: sono stata maestra, mamma, psicologa, confidente e con grande gioia di esserlo.

Penso altresì che gli uomini non fossero e non siano in grado di ricoprire tutti questi ruoli, noi lo facciamo meglio.

Aggiungo altro e so che con questa affermazione mi tirerò addosso le ire di molto insegnanti.

Quando insegnavo, il pomeriggio potevo starmene a casa con i miei figli a preparare lezioni e a correggere compiti, mi sentivo privilegiata rispetto alle donne, mie coetanee, magari operaie che lasciavano i figli fino a sera alla scuola materna o alla baby-sitter, a pagamento.

Lo stesso discorso vale per tutto il corpo insegnanti che per due anni ha subito i disagi della DAD lavorando da casa.

Ma cosa dire di quei ragazzi o anche bambini a casa, con i genitori al lavoro, senza alcun aiuto???

C’è un altro punto che andrebbe chiarito.

I famosi 500 euro che riceve annualmente ciascun insegnante per la didattica, non si potrebbero impiegare per altro?

E per altro intendo ad esempio un sostegno alle scuole per introdurre un tirocinio fatto in classe rivolto ai nuovi insegnanti immessi in ruolo per far sì che imparino sul campo il loro lavoro.

Concludo rifacendomi al titolo del libro di cui si parla nell’articolo “Giuro di dire tutta la verità“! E questo ho fatto.

Mirella Rigamonti

https://www.youtube.com/live/6vqkdax7zIE?feature=share

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