I lettori ci scrivono

Dalla scuola del programma a quella del progetto

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I mezzi di comunicazione danno ampio spazio ai problemi della scuola: unanime è il riconoscimento dell’importanza della formazione dei giovani per il futuro del paese.

Le questioni finanziarie, dell’edilizia, della DAD, del reclutamento, della riqualificazione del personale e dell’adeguamento retributivo, delle classi pollaio, dei banchi a rotelle … sono sotto la lente d’ingrandimento.

La qualità dell’insegnamento e la struttura decisionale, che costituiscono l’aspetto primario, essenziale per il rinnovamento auspicato, sono dimenticate; un’assenza che influisce sull’incisività delle proposte e intorbida il campo del problema, perché non distingue il principale dall’accessorio. 

Eppure non mancano gli stimoli per l’assunzione di un corretto punto di vista. Si pensi a quanto il ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, ha recentemente detto: bisogna abbandonare “il mito ossessivo del programma … e cercare gli strumenti per capire quello che è stato e sarà”. La scuola moderna é “basata sulla capacità di progetto, le indicazioni nazionali e i regolamenti di riordino ne mostrano i contorni.

La strada maestra verso l’adeguamento del servizio scolastico è stata indicata; si tratta della progettualità, la “sostanza” dell’autonomia delle istituzioni scolastiche che, dal 1999, avrebbe dovuto caratterizzare l’organizzazione e la gestione delle scuole. 

Per apprezzare il nuovo scenario scolastico è necessario considerare il modello di scuola derivante dagli indirizzi normativi vigenti, contrapponendolo a quello tradizionale, fondato sul programma.

Iniziamo da quest’ultimo. I libri di testo costituiscono il terreno della programmazione didattica; facilitano la conquista dei traguardi, espressi in termini di conoscenza, che gli studenti devono conseguire. L’ambiente di riferimento è statico e chiuso; la comunicazione educativa é prevalentemente unidirezionale.

La progettualità, invece, mira al dominio di situazioni complesse. Ha inizio con lo studio del campo in cui sorge il problema, lo scompone e, per ogni sottoproblema, esplicita i risultati attesi. Prosegue individuando le risorse disponibili, reperendo quelle necessarie, formulando ipotesi e confezionando e applicando strategie. Finisce con l’ottenimento dei risultati e, dal loro confronto con le attese, ottiene informazioni per il miglioramento delle congetture fatte. L’ambiente di riferimento è aperto e dinamico; la comunicazione educativa è multiforme.

La transizione dalla scuola del programma a quello del progetto implica la ridefinizione della funzione docente. L’ambiente caldo e sicuro che le discipline di studio offrono deve essere abbandonato. Sono da affrontare le insidie del nuovo, del cambiamento, dell’imprevedibilità, si devono vestire i panni dello sperimentatore che, con passo sicuro e rigoroso, percorre itinerari di ricerca, sia da solo, sia collettivamente.

Enrico Maranzana

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