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Dalle 24 ore, al cane di Pavlov passando per il “concorsone”: i diritti non si toccano

La contrattazione sindacale non è a piacere, come gli argomenti che si chiedono ai ragazzi per salvarli dalla bocciatura, né le dichiarazioni di guerra di tutti i sindacati possono ritenersi voci nel deserto, tempeste in un catino. Allo stesso tempo, oltre ad esponenti di rilievo del Pd, anche Fli, che sollecita la ricandidatura di Monti, Sel, Idv e altri deputati anche a titolo personale, sparano a zero contro un aumento più che truffaldino di ore di lavoro.
Nello stesso tempo, a giudicare dalle centinaia di lettere che ci sono arrivate in redazione, i professori, di ruolo e no, non intendono lavorare a gratis nel nome di un non meglio precisato sacrificio per il bene della Patria, sacrifici di cui fra l’altro sono già oberati.
Né sono più disposti i precari, abilitati e no, in servizio e no, ad accettare uno scempio che non ha precedenti nella storia della scuola italiana e che sicuramente è assai più grave del famigerato concorsone di Berlinguer, che con un tema voleva premiare i docenti più bravi, supportato però nell’idea da qualche sindacato. E’ vero che il più delle volte questa categoria non è apparsa sempre compatta, e lo dimostrano le percentuali della partecipazione agli scioperi, ma in un caso simile non crediamo che non ci sarà una mobilitazione corale di tutto il corpo insegnanti, di ruolo e no.
Qui non si tratta di non riconoscere lo scatto di anzianità, che, seppure gravissimo, intacca una fascia limitata di lavoratori ed è diluito nel tempo, e che inoltre alcuni sindacati hanno avallato (seppure con le dovute garanzie e seppure con le successiva fregature), né di ritardare la firma del contratto sindacale coi relativi aumenti, considerato ciò che sta avvenendo, in termini di stretta alla cinghia, in altri comprati sia della pubblica amministrazione e sia del privato.
Qui non solo si intacca la didattica, l’organizzazione stessa della scuole, la funzionalità della macchina dell’istruzione italiana, l’equilibrio psicofisico dei professori e i livelli di resistenza; qui, con l’aumento di sei ore a settimana per legge, si va ben oltre, oltre qualunque immaginazione anche perché lo Stato, nella forma e figura di Monti e del suo staff, diventa tiranno, insensibile cioè alle regole democratiche, e padrone, perché stravolge il patto sancito dal contratto nazionale di lavoro e dalla tutela sindacale dei lavoratori prevista dalla Costituzione. Non c’è, crediamo, giustificazione morale, culturale, politica, economica e finanziaria che tenga nel volere imporre altre ore di servizio pagandole, per colmo di beffa, con 15 giorni di ferie; proposta che diventa lama affilata di canzonatura da immergere nella presunta pazienza del corpo docenti.
Per questo diciamo che comunque sia è una legge che così come è stata congegnata e così come ci è stata presentata non avrà ne gestazione lunga né vita futura.
E l’altro aspetto singolare di questa bizzarra faccenda, tra l’assurdo e il grottesco, sta nel fatto che il ministro Profumo, pronto a rimandare al cane di Pavolv, quando gli è convenuto per le bazzecole, o smentire qualche piccolo sassolino caduto nelle sua scarpa, di fronte a un simile macigno diretto sulla testa dei professori, non chiarisca cosa intende fare, come intende conciliare queste sei ore con l’organico (nel mettere o levare, nell’aggiungere alle 18 ore o nell’assegnare al bisogno) e se le cattedre, con l’ancora immaginaria legge, saranno tutte di 24 ore, che è come dire: ben oltre 30mila docenti, ma forse ancora di più, dovranno uscire dalla scuola perchè risulteranno tutti sovranumerari. Potrebbe essere sostenibile una simile ipotesi?

Pasquale Almirante

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