Stamattina è scoppiato il caso di Daniela Lo Verde, la preside dell’istituto comprensivo Giovanni Falcone dello zen di Palermo, nominata nel 2020 Cavaliere al Merito della Repubblica Italiana dal presidente Mattarella e nota paladina della legalità, arrestata per corruzione e peculato in seguito ad un’indagine durata mesi.
Sono moltissimi i dettagli che stanno emergendo sulla vicenda, che appare davvero torbida ed intricata. Come riporta Ansa sono 12 gli indagati nell’inchiesta che oggi ha portato all’arresto della preside e del vicepreside Daniele Agosta.
Nel registro degli indagati sono finiti anche docenti e collaboratori della donna, che non avrebbe agito da sola. L’indagine, coordinata dai pm della Procura europea Gery Ferrara e Amelia Luise, avranno certamente ulteriori sviluppi dopo i sequestri del materiale relativo ai progetti europei disposti nella scuola.
A quanto pare la donna poteva contare su una rete di complici all’interno della scuola. Tra coloro che hanno aiutato la donna ed erano a conoscenza della gestione illegale dei progetti europei e dell’appropriazione di alimenti per la mensa dei ragazzi da parte della dirigente c’erano diversi collaboratori.
Le indagini hanno inoltre accertato che non si è trattato di un episodio isolato. Ad una collaboratrice, che giorni dopo chiedeva perché venisse consegnato dalla ditta coinvolta nel progetto finanziato dal Pon tanto cibo a scuola chiusa, la Lo Verde spiegava che il fornitore era cambiato e non si poteva comportare come in passato faceva con una impresa locale con la quale “evidentemente, stando alle sue parole, – dice il gip – aveva un accordo sottobanco che le permetteva di differire le consegna delle forniture indipendentemente dalla data di chiusura dei progetti”.
“Il progetto è finito quindi la mensa è finita – diceva – Perciò io le cose ce le devo avere dentro”. Oltre al cibo per la mensa dei bambini la preside si sarebbe appropriata anche di salviette e mascherine destinate agli alunni durante il Covid. L’hanno accertato i carabinieri grazie alle intercettazioni. “C’erano delle salviettine in qualcuna di questi … – diceva – non so se mia mamma ce l’ha .. che cos’altro le puo servire? … questi sono .. disinfettanti? … me Ii porto io”.
Stessa “attitudine” aveva il vicepreside Daniele Agosta. L’uomo si sarebbe anche offerto di aiutare la dirigente a portar via il cibo. Secondo gli inquirenti sarebbe evidente inoltre la premeditazione nella condotta della Lo Verde. Premeditazione – si legge nella misura cautelare – “inconsapevolmente confermata proprio dalla dirigente nel momento in cui su richiesta della figlia, le diceva di inserire tra le provviste da portare a casa anche la birra. Appare infatti quanto meno discutibile che, tra le provviste ordinate alla ditta Eurospin da destinare alla mensa scolastica possa essere compreso anche l’acquisto di alcolici”.
Oltre al cibo delle mense scolastiche la preside si sarebbe appropriata di computer e tablet acquistati con i fondi europei per la scuola. Emerge dall’inchiesta dei carabinieri. “Che è un nuovo Mac?”, chiedeva la figlia alla donna. “Sì ora ce lo portiamo a casa”, rispondeva la madre. “Anche in questo caso, così come gia evidenziato in relazione agli iPad, – si legge nella misura cautelare – la genuinità delle conversazioni registrate fugavano ogni ragionevole dubbio sulle reali intenzioni della preside in ordine al nuovo Mac”.
In cambio dell’assegnazione esclusiva e in forma diretta di materiale elettronico per la scuola dal negozio RStore di Palermo Daniela Lo Verde avrebbe avuto da una dipendente dell’attività commerciale, anche lei finita ai domiciliari, regali come telefonini i-phone.
I carabinieri hanno filmato la dipendente tirare fuori da una busta, dopo aver ottenuto copia del preventivo della ditta concorrente relativo alla fornitura degli arredi scolastici ed essersi assicurata la nuova fornitura di ulteriori Notebook, una busta con due cellulari per la Lo Verde. Andata via la donna, rimasti soli in ufficio la preside e il suo vice hanno aperto il sacchetto con gli iPhone. Il vicepreside si è lamentato con la dirigente per non aver trovato il modello 13 Pro “da lui evidentemente richiesto”, dice il gip. La Lo Verde avrebbe risposto al suo collega che i due smartphone erano per le figlie non per lui e l’avrebbe invitato a chiamare il negozio per chiederle spiegazioni.
Gli esponenti del Movimento 5 Stelle in commissione Istruzione alla Camera e al Senato hanno commentato in modo duro la notizia dell’arresto, lodando la docente che si è fatta avanti denunciando la prassi: “Le notizie che giungono da Palermo sui presunti casi di corruzione e peculato da parte della preside della scuola Giovanni Falcone del quartiere Zen e di altre persone, sono inquietanti e gravissime. L’indagine farà il suo corso ma è fortissima l’amarezza e lo sconcerto nel vedere una scuola e i suoi studenti, tanto più in un contesto complesso come quello del quartiere Zen di Palermo, al centro di dinamiche così distorte e alla mercé di personaggi che, se le accuse fossero confermate, anzichè tutelarla la sfruttavano criminosamente come un bancomat. Le immagini e gli audio diffusi dalla stampa sono francamente indegni e vergognosi perché offendono uno dei nostri beni comuni più preziosi come la scuola pubblica. Il nostro pensiero va alla comunità scolastica dell’Istituto Giovanni Falcone, prima vittima di tutta questa vicenda, con un plauso particolare all’insegnante che con la sua denuncia ha fatto emergere fatti così gravi”.
Il vicepresidente della Camera dei deputati Fabio Rampelli di Fratelli d’Italia, in un comunicato, ha detto le seguenti parole: “Fa particolarmente male l’arresto della preside di Palermo. Fa malissimo perché la dirigente scolastica ha incarnato il volto dell’antimafia in uno dei quartieri palermitani più afflitti dall’attività mafiosa, lo Zen. Consapevole di avere questa reputazione ha confessato al suo complice di volerne approfittarne per ottenere sempre di più. Non per la sua comunità scolastica, per gli alunni, ma per se stessa. Fa malissimo questa storia perché sembra togliere ogni speranza di redenzione ai giovani della scuola intitolata a Giovanni Falcone. Ci sono atti che a parità di reato sono peggiori di altri perché gli autori speculano sulle buone azioni. Bisogna colpire queste persone più duramente delle altre ed è il motivo per cui ho presentato una pdl che istituisce l’aggravante dell’ utilizzo delle buone cause sociali o filantropiche per alcune tipologie di reati. Sono sicuro che la risposta più efficace a questo sudiciume morale verrà dagli studenti della scuola che reagiranno raccogliendo il testimone di Giovanni Falcone nel segno della speranza, dell’onestà e del riscatto. Anche in ragione della segnalazione di una insegnante che si era resa conto dei furti e si è assunta la responsabilità di uscire allo scoperto. Bene ha fatto il ministro Valditara a sospendere la donna e il collega”.
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