Home Attualità Danilo Dolci, il Gandhi italiano: Indire gli dedica uno spazio apposito

Danilo Dolci, il Gandhi italiano: Indire gli dedica uno spazio apposito [INTERVISTA]

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April 23, 2025

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Nel 2024 si è celebrato il centenario della nascita di Danilo Dolci e, sull’onda delle molteplici iniziative che si sono svolte per ricordare il “Gandhi italiano” l’Indire ha dato vita di recente nel proprio sito ad uno “spazio Dolci” in cui sono raccolti materiali documentari di grande interesse.
Ne parliamo con Rubina Bazzani che sta curando questo spazio.

Partiamo da una domanda sul personaggio: chi era Danilo Dolci, un pedagogista, un sociologo, un educatore, un attivista o che altro?

E’ difficile definirlo perché è stato tutto questo insieme, forse la parola attivista è quella che lo definisce meglio perché soprattutto nella prima parte della sua vita, in Sicilia, si era battuto molto per la comunità locale e per i loro bisogni.
Certamente non fu un semplice teorico, ma una persona molto concreta.

E allora parliamo della suo arrivo in Sicilia…

Danilo Dolci era nato a Trieste nel 1924 ma siccome suo padre faceva il ferroviere, fin da giovane si spostò molto con la sua famiglia e così nel 1943 lo troviamo a Genova dove viene arrestato perché si rifiuta di indossare la divisa di repubblichino.
Nel 1950 fa una scelta radicale, lascia tutto e si trasferisce nella comunità di Nomadelphia (che adesso è in provincia di Grosseto) e un anno dopo decide di trasferirsi in Sicilia a Trappeto dove crea il Borgo di Dio.
Qui diventa subito molto popolare perché organizza uno sciopero della fame come forma di protesta per la morte di un bambino che era appunto morto di fame.

E poi ci fu lo sciopero al contrario…

Sì, fu un evento straordinario, il primo nel suo genere.
A Trappeto non c’era lavoro, la disoccupazione era la norma e così Dolci organizzò una protesta incredibile sollecitando decine, centinaia di persone a “scioperare lavorando” per esempio sistemando strade che non erano praticabili.
Intervenne la polizia, lui venne arrestato e ci fu anche processo.

Fu un evento mediatico, come si direbbe oggi, straordinario: per difendere Danilo Dolci in tribunale arrivò in Sicilia anche Calamandrei

Sì ci furono interventi di intellettuali molto famosi dell’epoca, la stampa seguì il processo giorno per giorno, alla fine Danilo Dolci venne condannato anche se poi la pena fu condonata.

E tutto questo viene raccontato e documentato nello spazio che l’Indire ha creato?

Sì certo, anche perché in quest’area c’è una sezione elaborata in collaborazione del Centro per lo Sviluppo Creativo Danilo Dolci che ci ha gentilmente offerto molti materiali.
Lo spazio comunque è articolato in piccole sezioni; nella prima c’è la biografia , seppure abbastanza ridotta perché la vita di Dolci fu molto piena di eventi importanti e quindi abbiamo dovuto selezione molto.
Poi c’è una sezione audiovisivi che presenta dei materiali sia per le scuole sia per chi semplicemente volesse approfondire la figura di Danilo Dolci.
In quest’area abbiamo raccolto molti materiali dell’epoca, come documentari, reportage, stralci di cinegiornale; molto interessanti sono poi i podcast prodotti dalla RAI.

E c’è una sezione che si intitola SFOGLIA: di cosa si tratta?

Questa è una sezione in cui sono presenti letture, spunti di riflessione sulle opere principali relative ai temi dell’educazione, della giustizia sociale e della educazione ambientale.
Ma ci sono anche delle sezioni originali, come quella dedicata all’archivio Dolci; di cosa si tratta?
Questa è forse la parte più interessante, e riguarda l’Archivio che in questo momento il Centro Danilo Dolci sta riordinando. Noi speriamo che al più presto possa essere fruibile da tutta la comunità. In realtà per ora abbiamo già qualche anteprima, con una descrizione di ciò che sarà disponibile nel fondo archivistico.
Ma non dimenticherei la sezione testimonianze che a breve raccoglierà interviste, interventi, notizie di nuovi eventi sulla figura di Danilo Dolci.

Quella di Danilo Dolci è una figura di rilievo internazionale, forse è stato davvero un personaggio che comprendeva a fondo la dimensione mondiale del problema dell’educazione. Ci sono in proposito elementi significativi nello “Spazio Dolci” dell’Indire?

Direi proprio di sì perché ci sono materiali che testimoniano l’interesse di Dolci verso una pedagogia “maieutica” come era stata quella di Paulo Freire con il quale egli aveva avuto rapporti anche attraverso Franco Alasia che per decenni è stato uno dei suoi più stretti collaboratori.
Anche se tutta la sua attività e le sue iniziative si erano concentrate sul territorio nazionale e su quello siciliano in particolare, non c’è dubbio che lui faceva riferimento alle migliori esperienze internazionali nel campo dell’attivismo.
Non a caso, nel 1989 a Bangalore in India, gli venne conferito il Premio Internazionale Gandhi per l’approfondimento dei valori rivoluzionari nonviolenti.

A questo punto non resta altro da fare che immergersi nello spazio che l’Indire ha creato per ricordare la figura di Danilo Dolci e per farlo conoscere ad un più vasto pubblico di docenti e studenti.
Ricordiamo che lo Spazio Dolci è stato prodotto con la curatela scientifica di Pamela Giorgi e con il coordinamento di Rubina Bazzani. Fanno parte del gruppo di lavoro Pamela Giorgi, Maria Beatrice Bacci, Rubina Bazzani, Francesca Caprino, Valentina Pedani, Irene Zoppi.