Nonostante lo stress economico subito dal sistema paese in Danimarca, le scuole e gli atenei non afferenti al pubblico hanno continuato la loro attività attraverso i fondi statali, che hanno coperto una buona parte dei costi di espletamento del servizio. La popolazione danese, indipendentemente se si tratti d’iscrizioni a plessi scolastici pubblici o privati, è quella che spende meno in termini di procedure, costi e tempistiche: la burocrazia, acerrima nemica delle realtà statali nordiche, è ridotta a procedure essenziali finalizzate all’iscrizione, al cambio di plesso e a meri pagamenti, peraltro di somma minimale.
Le scuole e gli atenei privati, per via della liberalizzazione dell’istruzione e della ricerca, costellano il paese, e le quote previste per iscrizioni e corsi sono sostenute dalle autorità statali attraverso specifici accordi. Centrale l’ultimo e aggiornato rapporto dell’International School Database (ISD), che prende in esame costi, qualità dei corsi e l’inclusione degli studenti diversamente abili, tema particolarmente sentito in Scandinavia.
La quota media annuale retribuita e sovvenzionata dallo stato per le scuole internazionali è di 4.787 dollari USA (30.200 corone) pro-capite. Considerando CIS (Copenhagen International School) come un valore anomalo – un’anomalia statistica – e calcolando i risultati sulla base delle medie dei costi pro-capite a livello europeo, si è concluso che Copenaghen risulta essere la città più economica in cui studiare in tutto lo SEE. Dati diversi riguardano le tre delle prime cinque città più care, che si trovano in Svizzera, con Zurigo in testa con una media media di 27.508, seguita da Londra (24.791), Losanna (23.740), Ginevra (23.332) e Bruxelles (17.405). Successivamente a Copenaghen, le successive quattro più economiche sono state Valencia (6.161), Amsterdam (6.716), Alicante (6.765) e Algarve (7.078). “In Danimarca sia le scuole pubbliche che quelle private (che include le scuole internazionali) sono tutte pesantemente sovvenzionate dal governo. Questo potrebbe spiegare perché l’istruzione è così abbordabile, relativamente parlando, in un paese con la reputazione di un alto costo della vita”, ha fatto presente in una nota il rapporto del 2021.
Nel 2017 ammontavano a circa 550 le scuole private in Danimarca con un’accoglienza di 110.000 alunni a livello nazionale, corrispondente a circa il 17% della popolazione scolastica. Nello stesso anno, l’attuale partito di governo socialdemocratico, ai tempi in cui guidava l’opposizione, ha proposto di tagliare i fondi destinati a delle scuole che allora ospitavano ragazzi e ragazze di fede musulmana: ciò ha aperto una discussione politica nazionale, dato che questi istituti ammontano a 26 in tutto il paese, 10 sono a Copenhagen e accolgono circa 5.000 studenti. Il dibattito a livello politico ed economico nazionale ha rischiato di spingersi oltre, dato che alcune realtà politiche han proposto il taglio definitivo delle sovvenzioni a tutte le scuole private e ai loro fruitori. Fortunatamente l’esecutivo ha inserito tali fondi in un pacchetto di misure da inserire nella Legge di Bilancio locale, relativamente alla quale la maggioranza parlamentare si è espressa a favore.
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