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Dante in chiave pop? Col genio va bene ogni cosa

Cantare Dante nel 700° anniversario della morte in chiave pop e in modo particolare i sonetti della “Vita Nuova”, come “Tanto gentile e tanto onesta pare”: per il prof. Mario Camilletti, musicista e docente di Italiano e Latino, collaboratore dell’Università di Roma Tre, è un’operazione già compiuta e già uscita il 21 marzo. 

Il brano, arrangiato dal M° Flavio Mazzocchi, vede la partecipazione dagli stessi Camilletti (basso elettrico, violoncello e voce), Mazzocchi (pianoforte), del chitarrista Gino Mariniello e del batterista Luca Trolli.

Al brano, uscito in tutto il mondo su piattaforma You Tube, è associato un video in cui una giovanissima Beatrice passeggia per le vie di una città medievale.

L’idea fa parte di un progetto più ampio, che ha portato Camilletti a musicare in chiave pop le liriche del mondo classico latino da Virgilio a Orazio a Catullo, mantenendo l’accentazione metrica, come ha fatto pure con autori più moderni come Leopardi o Shakespeare.

La finalità, da buon insegnante, è quella didattica: rendere più fruibili e vive le liriche della nostra straordinaria tradizione letteraria mediante la musica leggera, quella più ascoltata dai giovani e non solo da loro.

E Dante va bene per ogni cosa, è un genio assoluto e i suoi lavori “funzionano” anche con linguaggi moderni: è proprio questo che si vuole dimostrare che i classici sono vivi e vegeti e soprattutto straordinariamente attuali, presenti nella nostra cultura e nella nostra realtà quotidiana. 

Fra l’altro lo stesso  Dante nel Purgatorio dice che il musico Casella cantava “Amor che ne la mente mi ragiona”, il che dimostra che le sue liriche venivano utilizzate come testi di brani musicali. 

E Camilletti ha cercato di rendere le liriche, come “Tanto gentile e tanto onesta pare”, in chiave pop, proprio per sottolineare la modernità del padre della nostra lingua. Un modo per combattere l’idea che i nostri autori siano diversi da noi, intoccabili, irraggiungibili.

Pasquale Almirante

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