Mercoledì 21 settembre si è svolto il II congresso nazionale organizzato da Uil Scuola. Tra le relazioni, quella del Segretario Generale UIL Scuola, Giuseppe D’Aprile, subito dopo i saluti del segretario Uil Scuola del Lazio, Saverio Pantuso.
Ecco la relazione di Giuseppe D’Aprile, segretario generale Uil Scuola: “Le giornate di questo congresso nazionale sono un momento importante. Ci presentiamo con ottimi parametri organizzativi. I lavoratori percepisco l’azione di un sindacato libero, in ottima salute. Ascoltiamo i lavoratori e facciamo nostre le loro necessità. La leva strategica della Uil sono le persone che lavorano ogni giorno nella scuola”.
“Grazie alla Uil tutta possiamo vantarci dei traguardi raggiunti. Siamo il sindacato nelle scuole, tra la gente. All’indomani dei congressi regionali dai quali ne esco arricchito. Questa è l’occasione per fare una valutazione sulla situazione del paese che si ripercuote nella scuola. Il tema da noi scelto per questo congresso è ‘rispetto’. Questa non è una semplice parola, ma un importante valore su cui basare ogni relazione umana. ‘Rispetto’ è l’opposto di indifferenza. Rispetto per tutto il lavoro svolto da tutto il personale della scuola, che si è trovato di fronte situazioni difficili senza mai retrocedere, dimostrando professionalità e grande senso di responsabilità. Rispetto alle famiglie, che si sono avvicinate al mondo del digitale con difficoltà. La scuola si è svolta a casa, con l’apprendimento online. Rispetto agli studenti tutti che si sono adattati. Con la pandemia abbiamo tolto la capacità di confrontarsi con gli sguardi, con la prossemica.”.
“Rispetto per voi tutti qui presenti, per aver inventato nuovi modi per fare sindacato. Rispetto per le istituzioni e le parti politiche. Alle quali se necessario ci opporremo, ma sempre con rispetto. Abbiamo reagito fin qui per difendere la dignità del lavoro, proponendo un sindacato che mette al centro le persone”.
“Siamo segnati dalla pandemia e da un’ingiusta guerra, che ha lasciato 8 milioni di bambini senza istruzione. Dobbiamo rimarcare che la scuola, anche a distanza, debba fare di tutto per mantenere gli alunni dentro un percorso di apprendimento nel quale nessuno deve rimanere indietro. La scuola ha un valore educativo e relazionale. La sfida oggi è fare tesoro di un’esperienza dolorosa”.
“Il Covid ha solo fatto venire a galla problemi che già esistevano. La scuola merita sempre di essere al centro dell’attenzione. Occorre pensare alla scuola dei prossimi anni. Anche per la scuola occorre muoversi velocemente, serve una progettazione. La scuola non può più aspettare. Il nostro lavoro ci porta a essere sempre accanto ai giovani”.
“Viene spontaneo chiedersi: come sta cambiando il modo di apprendere dei nostri studenti? Quale deve essere il ruolo della scuola in una società della conoscenza? Cosa succede quando non si riesce a intercettare i bisogni degli studenti? C’è il rischio concreto di una nuova selezione di classe che comincia dalla scuola. Occorre ripensare il ruolo che occupa la scuola nella società. Il suo ruolo è insegnare a essere critici e diventare cittadini del domani in una società democratica e pluralista”.
“Purtroppo si valuta la scuola e il rendimento degli alunni attraverso inutili e sterili test. Questi sono gli sprechi da eliminare. Non è possibile valutare l’efficienza di un sistema educativo senza tener conto delle variabili culturali, della condizione sociale, del contesto di partenza. Si tende a negare che il fine della scuola non è entrare nel mondo del lavoro, ma trasmettere il sapere. Questi strumenti devono essere dati nelle Università; diversamente gli alunni diventano manodopera a costo zero, facendo passare lo sfruttamento per stage. Non possiamo più assistere alle morti come quella di Giuliano De Seta, o quelli prima di lui. La scuola non deve piegarsi alle logiche di mercato, a scuola non si lavora: si studia”.
“La nostra cultura riformista ci impone di sostenere i cambiamenti migliori. Non c’è programmazione sul Pnrr. I ds verranno coinvolti in assenza di indicazioni chiare e precise, con le segreterie scolastiche chiamate ad assolvere compiti gravosissimi. Si tratta di una pseudo-riforma. L’Alta Formazione e tutta la formazione rischia di premiare i dipendenti limitando la libertà d’insegnamento. Non si può insegnare a insegnare”.
“Viviamo in un’epoca confusa. La scuola deve essere priorità dell’agenda politica ma soprattutto libera e autonoma. La scuola è anzitutto libertà, come ha detto Mattarella. Gli insegnanti devono essere liberi, in modo che possano dedicare il loro tempo a insegnare e stare con i ragazzi. Bisogna dare il giusto valore al lavoro delle persone. Gli stipendi non reggono il passo con altri aumenti registrati. Il rischio è che le famiglie non arriveranno a fine mese. Noi ci batteremo per gli aumenti di tutti i membri del personale della scuola. Le retribuzioni devono essere innalzate. Soprattutto per l’importanza del ruolo da loro ricoperto. Non è ammissibile la differenza tra stipendi di insegnanti con carriere diverse”.
“Difendiamo la scuola statale e nazionale. La scuola italiana è e deve rimanere tale. Di fronte all’impossibilità di un rinnovo del contratto scuola i sindacati hanno richiesto più di 5 mesi hanno chiesto un incontro con la Conferenza delle Regioni, senza risposta. Per la scuola siamo in un’emergenza. La regionalizzazione della scuola è un pericolo che incombe”.
“La politica ha poco riguardo nei confronti della scuola. Ricordiamoci che la scuola è il luogo primo per la costruzione dell’uguaglianza sociale. Dobbiamo essere in grado di portare un’idea forte di scuola. Affronteremo il lavoro dei prossimi anni con la nostra confederazione, anche in un’ottica di crescita, nel rispetto delle opinioni altrui”.
“Meno slogan, meno propaganda, più fatti. Ricordiamo che la scuola deve essere lasciata fuori dalla politica”.
“Questo sistema non può reggere, si riscuoterà sugli alunni. Studenti e famiglie, con la chiamata diretta, sarebbero clienti da accontentare. Noi ci opporremo affinché ciò non avvenga”.
“Abolire il numero chiuso ai percorsi universitari che specializzano sul sostegno in modo di interrompere la via crucis all’estero per la compravendita di titoli, poi riconosciuti equipollenti in Italia. Non si risolve il problema con una formazione di 25 ore”.