Differenze di stipendio tra precari e personale a tempo indeterminato. La Uil Scuola ha presentato oggi al Ministro dell’Istruzione uno studio che pone in esame non solo docenti ma tutto il personale. I dati incrociati sono quelli di Ministero Istruzione, Ministero Finanze, INPS e Contratto Scuola 2018. Per dare stabilità ai 252 mila precari della scuola occorrono 180 milioni di euro l’anno sostiene la Uil Scuola, ovvero 715 euro per ogni precario.
“Sono 30 i miliardi di euro del PNRR per la missione 4.0 destinata a istruzione e Ricerca; 33 i miliardi di euro dell’ultima manovra Finanziaria: i numeri della finanza pubblica – sottolinea Giuseppe D’Aprile, segretario generale della Uil Scuola Rua – mostrano impegni di spesa indirizzati a dare sicurezza al sistema scuola e a sostenere il sistema Paese.
Capitoli strutturali – osserva – che non sono destinati alle persone che nella scuola lavorano ogni giorno.
Cifre alla mano – rilancia il segretario generale Uil Scuola Rua – l’immissione in ruolo dei 252.157 precari comporta una differenza di spesa di € 180.345.425,04 milioni all’anno. Cifra ‘all inclusive’ che porterà un beneficio non solo in termini di continuità didattica ma vantaggi ben più ampi.
E chiaro a tutti che contratti stabili offrono possibilità concrete alle persone: dalla possibilità di acquistare una casa al progettare stabilmente. Consentono di pensare al futuro.
La stabilità economica – sottolinea D’Aprile – porta indubbi benefici anche come stabilità contributiva, che si ripercuote anche sulla gestione previdenziale attuale e futura.
La stabilizzazione – come d’altronde il rinnovo del contratto scuola, osserva D’Aprile – diventa volano di crescita per l’intera economia del Paese, per cui stabilizzare comporta un doppio vantaggio: il primo certezza di una scuola con il personale in servizio già dal primo di settembre e un’economia che trova un nuovo slancio derivante dagli oltre 200 mila precari che iniziano a vedere un possibile futuro ‘certo’.
Ministro, non ci sfugge la portata della sua proposta del 2005 – ribadisce nel corso della riunione D’Aprile – sulla quale c’era ampio consenso tra il personale precario: procedere all’immissione in ruolo rinunciando «temporaneamente» alla ricostruzione di carriera maturata con gli anni di servizio delle supplenze. Una ricostruzione differita nel tempo che consentirebbe le procedure di stabilizzazione.
Una proposta che potremmo tornare a valutare in sede negoziale – commenta d’Aprile, che esorta a trovare e utilizzare i 180 milioni di euro per dare serenità a un quinto del personale che lavora a scuola”.