Sottoporre gli insegnanti al giudizio dell’Invalsi? Come? L’ipotesi è di chiedere all’Istituto di formulare griglie di valutazione e poi procedere secondo il dossier della Buona scuola che istituisce in ogni scuola il comitato di valutazione dei docenti costituito dal preside, da tre docenti e da un rappresentante dei genitori e da un membro esterno individuato dall’Ufficio scolastico.
In questo modo, secondo quanto si è capito, si conoscerebbero i problemi di ciascuna scuola e quindi si provvederebbe a porvi rimedio con iniziative mirate rivolte sia al singolo istituto e sia ai singoli docenti.
D’altra parte ormai appare chiaro che ci sono notevoli disparità di formazione degli alunni e talune scuole marciano molto meglio di altre che invece, arrancando, riescono a realizzare meno dell’ordinaria amministrazione, come dimostrano gli esiti delle indagini Ocse. Il problema è dunque reale sia in riferimento al singolo docente che in riferimento alla singola scuola che può avere le sue difficoltà anche in ordine alla sua collocazione geografica nel territorio.
“Occorre promuove e potenziare l’attività di valutazione delle scuole dei dirigenti e del personale scolastico e valorizzarne gli esiti”, aveva esordito il nuovo ministro Bianchi al suo insediamento, ma è a tutti noto che una cosa sono le intenzioni un’altra cosa è la loro applicazione, considerato che i sindacati a ogni soffiare di vento di innovazione e di riforma alzano allarmati il guanto di sfida. E forse non a torto, perché dentro questo calderone potrebbe nascondersi ogni sorta di sorpresa, soprattutto sul fondo ultimo del comitato di valutazione.
Per questo la proposta forse più accredita potrebbe essere quella di ripristinare la figura dell’ispettore scolastico che, girando le scuole, si renda conto di come ciascun istituto viene gestito e di come ciascun dirigente affronta i problemi e le iniziative che si svolgono. Perché fondamentalmente molto, per una buona riuscita degli alunni, dipende dalla guida di una dirigenza sapiente e preparata.
Oggi sembra che gli ispettori, i cosiddetti Dirigenti tecnici, siano rimasti una cinquantina in tutta Italia, nonostante il Mi da decenni abbia promesso di aumentarne il numero, mentre si parla di concorsi che però sembrano ancora una volta vaghe dichiarazioni di intenti.
L’ispettore in definitiva dovrebbe “svolge una funzione di controllo e di vigilanza sull’operato dei dirigenti scolastici e più in generale sull’andamento delle scuole e sulla loro gestione”. Ma dovrebbe pure suggerire e indicare, in accordo con gli Usp, strategie mirate e a porre rimedio nelle mancanze e a premiare, segnalandole, le eccellenze.
D’altra parte è noto che in momenti di difficoltà o per dirimere contraddizioni interne nelle scuole, gli Usp mandino altri presidi che si prestano a questo incarico e dunque senza quella formazione adeguata per capire e risolvere le problematiche.
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