Domani, venerdì 13 novembre, ci sara l’apertura dell’atteso Convegno Internazionale “La Qualità dell’integrazione scolastica e sociale” arrivato alla decima edizione. Tra i protagonisti del congresso c’è Dario Ianes, docente ordinario di Pedagogia e Didattica Speciale all’Università di Bolzano (Corso di Laurea in Scienze della Formazione Primaria), co-fondatore del Centro Studi Erickson di Trento. Ianes cura, per la stessa casa editrice, alcune collane tra cui le Guide e i Materiali. Inoltre è autore di vari articoli e libri e Direttore della rivista “Difficoltà di Apprendimento”. Recentemente ha pubblicato “L’evoluzione dell’insegnante di Sostegno: verso una scuola inclusiva”.
In un’intervista a ‘La Tecnica della Scuola’ Dario Ianes ci anticipa i temi principali del suo intervento in apertura dei lavori congressuali.
Qual è il nuovo profilo del Docente di Sostegno?
Il profilo di competenze che si è cercato di applicare nei vari Atenei con i nuovi corsi di specializzazione annuali è quello di un insegnante che si pone come risorsa metodologica per tutti gli altri insegnanti curricolari, per incrementare le loro competenze inclusive, e che nel contempo sa agire direttamente una serie di interventi di didattica speciale e di evoluzione di problematiche comportamentali. In molti Atenei si è giunti alla seconda edizione di questi corsi ed il bilancio sembra positivo, anche se voci critiche lamentano sempre una carente formazione.
Nell’ambito dell’inclusione, quali sono i compiti e le funzioni del Docente specializzato?
Nella mia visione della figura del docente specialista (diverso da quella tradizionale dell`insegnante di sostegno) tale figura gira per le scuole a dare supporto tecnico e formare e mantenere competenze diffuse in tutti i colleghi curricolari. Non dimentichiamo che l`inclusione, oltre naturalmente all`Integrazione, è una responsabilità di tutti i docenti.
Per gli aspiranti Docenti di Sostegno si pensa ad una nuova Classe di concorso: può darci qualche anticipazione?
Se questa ipotesi prendesse corpo credo si renderebbe strutturale una divisione tra ruoli che favorirebbe fenomeni di deresponsabilizzazione e delega, con conseguenti microesclusione dalla partecipazione significativa alle attività della classe, fenomeni che già osserviamo e che sono in crescita. Ho condotto in questi giorni un sondaggio su 2000 persone, insegnanti e genitori, e il disaccordo su queste ipotesi è netto, dal 70 al 60%.