Il 12 febbraio in tutto il mondo si celebra il Darwin Day. Non nella scuola italiana.
Darwin non gode di buon seguito dalle nostre parti, e non solo in occasione del suo compleanno.
Il 27 gennaio è invece il Giorno della Memoria. In prossimità dell’ultima ricorrenza, per limitarci a un caso emblematico, dagli scranni istituzionali un senatore, ex docente ed ex vicepreside di liceo, ha pensato bene di strumentalizzarlo vergognosamente sostenendo che in fondo l’antisemitismo genocida è colpa di Darwin.
Infatti, a sentir lui, “aveva radici nei vari filoni dell’antisemitismo storico, tra cui, sia pure secondariamente, la radice cristiana, fatto che da cristiano è doloroso, ma doveroso ricordare. Ma in quell’ideologia era soprattutto forte l’aspetto pretesamente scientifico e ateistico, per il quale la selezione darwiniana era non solo la causa unica della nascita della specie umana, ma anche un valore sociale e politico”!
Il personaggio non è nuovo alle sparate fideistiche e ostili alla scienza. L’hanno tuttavia salutato ovazioni dal numeroso gruppo parlamentare che presiede e dai colleghi tutti. Nessuna critica, neppure nei giorni successivi sui giornali. Il che la dice lunga sulla preoccupante situazione in cui versa la nostra cultura, scientifica ma non solo.
Pazienza se in realtà il darwinismo non compare né sul Manifesto della razza né sulle leggi razziali. Pazienza se lo stesso Darwin non era affatto razzista e pazienza se proprio l’evoluzionismo ha dimostrato che non è possibile sostenere l’esistenza di razze umane tra loro distinte. Pazienza infine se il fantomatico darwinismo sociale e politico viene di solito addossato ad arte proprio ai teorici, come Spencer e Hayek, di quella tradizione liberale della quale il senatore si dichiara seguace.
Evidentemente non importa comunicare dettagli come questi agli studenti. Urge piuttosto insegnare a scuola il creazionismo al posto del mero evoluzionismo. Basta con la scienza atea. Piazziamo qualche crocifisso sul formulario di matematica e sulla tavola di Mendeleev.
Amen.
Andrea Atzeni
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