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Darwin e il viaggio intorno al mondo. Ecco cosa scelse di portare con sé

La Tecnica della Scuola ripropone il meglio della rubrica “Sulle spalle dei giganti”, i grandi della scienza raccontati sotto un punto di vista storico.

Il viaggio intorno al mondo di Darwin

Oggi viviamo in un’epoca tecnologicamente molto avanzata, ma possiamo dire di vivere in un’epoca scientifica? Cha valore ha la scienza e più in generale la cultura?

Si tratta di una domanda molto complessa, ma cerchiamo di far luce sulla questione con un breve paragone storico. La vita di Charles Darwin, il naturalista padre della teoria dell’evoluzione per selezione naturale, è una miniera piena di aneddoti interessanti.

In tanti ricordano che a cambiare la sua e la nostra vita fu un viaggio a dir poco avventuroso. Dopo aver terminato i suoi studi infatti, il giovane Charles all’epoca 22enne, riuscì a prendere parte ad un’ardimentosa spedizione intorno al mondo a bordo del brigantino Beagle HMS. Al comando dell’introverso e scostante Robert Fitzroy, la nave prese il largo il 27 dicembre 1881 per fare ritorno solo il 2 ottobre 1836. Ma di che nave parliamo? Il Beagle era lungo appena 27 metri e mezzo, largo 7 e mezzo e ospitava ben 74 persone. Per di più aveva la lugubre fama di essere una “bara galleggiante” per la sua scarsa manovrabilità e la facilità con cui rischiava di capovolgersi in mare.

C’è però un altro particolare interessante che viene raramente ricordato: siccome difficilmente avrebbero trovato sul tragitto università e biblioteche, sulla nave dovevano trovare posto anche i libri. Così furono stipati a bordo ben 400 volumi illustrati che risultarono fondamentali per l’esito scientifico.

Durante questi cinque anni Charles dovette dividere la camera – sa fa per dire, parliamo di un locale di circa due metri per uno e mezzo – con il comandante, scampò a terremoti, agguati, tempeste e malattie tropicali, anche se è possibile che proprio in Sud America abbia contratto, forse per il morso di un insetto, il morbo che gli causò una serie infinita ed estenuante di dolori cronici per il resto della vita.

Cosa ci insegna questa storia? Dunque in primo luogo che pur di esplorare, conoscere e studiare il giovane Charles condivise per cinque anni lo spazio equivalente a due grandi appartamenti con altre 73 anime, in condizioni igieniche non certamente memorabili. Il suo viaggio per pericolosità e difficoltà è paragonabile a una odierna missione su Marte. Quando parliamo di passione per la conoscenza intendiamo questo: un sentimento tanto forte da far abbandonare una vita ricca di comodità pur di poter fare ricerca. Quanti oggi sono pronti ad un’impresa del genere? Quante rinunce siamo pronti a fare per il sapere?

In secondo luogo oggi sappiamo che la teoria elaborata da Darwin nacque proprio durante questo viaggio. Queste spedizioni, che certamente dovevano avere anche ritorni economici immediati erano però necessarie a favorire il progresso scientifico e le scoperte. In questo senso era chiaro che anche in una situazione difficile, assieme a fucili, cannoni, strumenti chirurgici, cibo, acqua e attrezzi di tutti i generi doveva esserci “spazio” anche per i libri. Se oggi riducessimo il nostro paese a una nave di 27 metri, secondo voi ci sarebbe posto per 400 libri? Lo chiedo mestamente mentre ricordo che l’Italia è ultima in Europa per spesa nell’istruzione in rapporto alla spesa pubblica totale (8,1%) e quartultima in rapporto al PIL (3,9%).

Dario De Santis

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