Diamo un’occhiata alle scelte delle regioni in fatto di chiusura e di riapertura scuole in relazione ai nuovi contagi da Covid-19 (al 7 gennaio 2021) e all’occupazione dei posti letto da parte dei pazienti Covid. Da quanto emerge dai dati, stentiamo a trovare un criterio unico e coerente che allinei i dati Covid e le scelte regionali in fatto di riapertura scuole. Insomma, parlare di uno stato di assoluta confusione è ancora legittimo.
In attesa dei nuovi dati del report di monitoraggio del Ministero della Salute che dovrebbero essere presentati stasera dal Presidente dell’ISS Silvio Brusaferro, stando ai dati Agenas (Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali) aggiornati al 6 gennaio, sono numerose le regioni a sforare la soglia di rischio del 30% di posti letto Covid occupati. Il valore più preoccupante è quello della Provincia autonoma di Trento che tocca quota 50%; a seguire Lombardia con il 38%, Umbria, Friuli Venezia Giulia e Provincia autonoma di Bolzano al 35%, Veneto (34%), Puglia (33%), Lazio (32%), Marche, Piemonte ed Emilia Romagna (al 31%); in bilico sul 30% la Liguria.
Sotto la quota di rischio:
Si attestano al 26% Molise, Toscana e Sardegna; al 21% la Sicilia; al 24% l’Abruzzo. Livelli più bassi in Campania (16%), Calabria (13%); Basilicata e Valle d’Aosta (5%).
In queste regioni a rischio, fatta salva la situazione di Trento e Bolzano, che riaprono le scuole di ogni ordine e grado regolarmente il 7 gennaio, negli altri casi la tendenza è a posticipare il rientro delle superiori. Lo fanno: la Lombardia (in cui le superiori rientrano il 25 gennaio); il Friuli (le superiori rientrano l’1 febbraio); il Veneto (le superiori rientrano l’1 febbraio); le Marche (le superiori rientrano l’1 febbraio); la Puglia (le superiori rientrano il 16); il Piemonte (le superiori rientrano il 18); e da qualche ora il Lazio (anche qui le superiori rientrano il 18).
In controtendenza finora Umbria, Emilia Romagna e Liguria, che nonostante il superamento della quota limite del 30% di posti letto occupati per pazienti Covid (la Liguria in realtà è al limite), si adeguano alle indicazioni ministeriali (rientro in presenza del primo ciclo il 7 gennaio; superiori l’11 gennaio).
Sempre in controtendenza ma nella direzione opposta la Calabria che, a dispetto un basso livello percentuale dei posti letto occupati (13%) sceglie la linea del rigore chiudendo le superiori fino al 31 gennaio.
Tra le scelte più rigoriste appare estremamente coerente e giustificato il comportamento della Regione Veneto che, mantenendo un livello di contagi molto elevato (ieri 7 gennaio altri 3596 positivi), con un livello di posti letto occcupati al 34%, sceglie di mandare in DaD le superiori fino al 31 gennaio.
Cosa ci attende dal prossimo rapporto di monitoraggio? Dipende dai livelli dell’indice Rt:
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