Il testo sulla riforma della scuola non necessita di modifiche notevoli, ma solo di ritocchi. A ribadirlo è il ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini: “non c’è bisogno di correttivi al ddl buona scuola ma di dare al testo una definitiva stesura che lo ripulisca forse di qualche appesantimento e che chiarisca meglio. Questo può valere, ad esempio, per la valutazione, a partire da quella dei dirigenti scolastici, che deve essere priva di ambiguità interpretative”.
A proposito dei tempi dell’iter legislativo, il ministro ha detto che “la scaletta temporale è già nota”. “Non credo – ha aggiunto – che ci saranno sorprese da questo punto di vista. A metà giugno o giù di lì il provvedimento dovrebbe arrivare al traguardo. Penso sia ragionevolmente possibile”.
Interpellata sullo sciopero degli scrutini, ormai imminente, la responsabile del Miur ha tenuto a dire: “il mio interesse è che tutto si svolga nella piena correttezza e che chi dissente lo faccia senza interferire nella vita scolastica”.
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Detto del parere opposto dei sindacati (per l’Anief “il ministro chiede l’impossibile: blinda la riforma e pretende che non via siano disagi nelle scuole. Pensi a graduare gli albi e ad assumere tutti i precari”), di tutt’altro tenore sono le parole di Renato Brunetta, capogruppo di Forza Italia alla Camera. Dopo aver saputo che altri due senatori componenti della maggioranza hanno preso le distanze dalla coalizione renziana, parlando con i giornalisti, in sala stampa a Montecitorio, l’ex ministro della PA ha detto che “sulla nuova legge elettorale un esponente della maggioranza come Quagliariello dice: ‘non va più bene’. E non va più bene perché il Pd non è più al 40%, ha perso due milioni di voti. Non va più bene perché non è possibile che al ballottaggio vadano due liste sotto il 25%, sarebbe una follia”.
“E quindi si sta aprendo al Senato un Vietnam per Renzi. A questo aggiungiamo la riforma della scuola, che una parte consistente del gruppo del Partito democratico ha dichiarato di non volere. Vietnam al quadrato. Queste elezioni, la democrazia che non piace a Renzi, spazzeranno via Renzi e si comincerà proprio nelle prossime settimane a Palazzo Madama, sia sulla riforma costituzionale che sulla riforma della scuola. Ne vedremo delle belle. Noi, ovviamente, all’opposizione. Renzi a casa”, ha concluso Brunetta.
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