La protesta studentesca contro il ddl ‘La Buona Scuola’, continua sino all’ultimo, anche nel giorno della votazione finale della Camera. L’Unione degli Studenti ha fatto sapere di aver svolto, nella notte tra martedì 19 e mercoledì 20 maggio, un “blitz” presso il ministero dell’Istruzione “per lanciare la nuova ondata di proteste per il giorno del voto finale alla Camera del ddl Buona Scuola. Negli ultimi tre giorni si sono susseguite assemblee, scioperi bianchi, lezioni in piazza, blocchi stradali e catene umane per urlare a gran voce che la scuola e la democrazia sono nelle nostre mani, contro le imposizioni dall’alto.
A Roma il presidio di Montecitorio, sempre del 20 maggio, ha preso inizio alle 8.30 ed è prevista una grande partecipazione.
“La democrazia italiana sta subendo una forzatura gravissima ed inaccettabile. Il Governo Renzi, nonostante la forte e maggioritaria contrarietà espressa negli ultimi mesi, ci vuole dare una lezione di forza, approvando un provvedimento che non ha mai tenuto conto dei bisogni e delle voci del Paese reale – ha detto Danilo Lampis, coordinatore nazionale dell’Unione degli Studenti -. Con la Buona Scuola Renzi vuole chiudere un ciclo di riforme neoliberiste e autoritarie: dopo il Jobs Act, lo Sblocca Italia e l’Italicum, il cerchio si chiude imponendo un modello di scuola padronale con un dirigente che decide tutto in forma diretta e indiretta, succube dei privati, palestra di precarietà per docenti e studenti, in cui le diseguaglianze attraverso lo school bonus vengono legittimate anziché abbattute, in cui scuola privata e scuola pubblica vengono messe in concorrenza falsata, salvo poi concedere nuove agevolazioni a favore di quest’ultima.”
“Noi non siamo conservatori – continua Lampis – come ci vuole dipingere il Governo: negli ultimi mesi abbiamo fatto delle proposte concrete contenute ne l’Altra Scuola, documento frutto delle mobilitazioni studentesche, presentato anche alla Camera il 10 marzo. Chiediamo di partire da 7 priorità: un nuovo diritto allo studio col fine di raggiungere la piena gratuità dell’istruzione; un’alternanza scuola-lavoro finanziata e qualificata; finanziamenti per il rilancio della scuola pubblica; una riforma della valutazione in chiave democratica; investimenti sostanziosi sull’edilizia scolastica; un ripensamento radicale dell’autonomia scolastica; una riforma dei cicli scolastici, dei programmi e della didattica. Non ci hanno voluto ascoltare, preferendo le pagine di Confindustria e facendo aperture di facciata!”
“Siamo pronti a sostenere nuove forme di lotta, comprese quella dello sciopero degli scrutini, qualora il Governo non si degnasse di ascoltare questo straordinario movimento di protesta e proposta”, conclude il rappresentante Uds.
Anche la Rete Studenti Medi si mobilita, riferendo di aver prodotto delle catene umane davanti a diverse scuole “per proteggere la scuola pubblica dagli attacchi di questo governo. Fin dalla presentazione delle linee guida, a settembre, come Rete degli Studenti Medi ci siamo mobilitati in maniera capillare portando avanti le proposte degli studenti per incidere all’interno della consultazione e creare una riforma della scuola che vedesse le idee degli studenti come protagoniste”, ha detto Alberto Irone, portavoce nazionale Rete Studenti Medi.
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“Anche nel giorno in cui si vota il Piano Scuola – continua Irone -, gli studenti si mobilitano per mostrare il loro dissenso. La consultazione del governo si è dimostrata solo di facciata e abbiamo dimostrato ampiamente che a queste condizioni il provvedimento non sarà una riforma epocale, ma l’ennesima riforma distruttiva e calata dall’alto”.
“Molte sono le criticità di questo piano scuola: a partire dalle modalità di coinvolgimento e di ascolto delle varie parti che lo compongono, l’accentramento dei poteri nelle mani del preside manager, annullamento della democrazia interna alle scuole, i finanziamenti privati, nessuna azione per il diritto allo studio, alternanza scuola – lavoro dequalificante. Abbiamo ampiamente denunciato e proposto i veri bisogni degli studenti e le soluzioni a questi bisogni, è necessario che il governo cambi marcia e non faccia in modo – conclude il portavoce delle Rete – che la scuola pubblica venga snaturata”.
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