“Sì, domani (15 maggio n.d.r.) sarò all’assemblea pubblica organizzata dai sindacati sulla riforma della scuola. Se loro lo riterranno utile, prenderò la parola”. Così risponde Stefano Fassina, ex ministro dell’Economia e oggi deputato della minoranza Pd, interpellato al telefono nel corso di ‘Mattino cinque’ di Belpietro.
Certo, “sono stati ottenuti dei miglioramenti al testo”, continua il democratico: “senza le mobilitazioni di questi giorni non vi sarebbe stata l’assunzione degli idonei del concorso 2012, il concorso previsto nel 2016 non sarebbe stato modificato, non vi sarebbe stata l’attribuzione al collegio dei docenti e al consiglio d’istituto del piano per l’offerta formativa. E tuttavia c’è un problema di impianto verticistico previsto per la governance della scuola che va eliminato, come va previsto un piano pluriennale per gli insegnanti abilitati precari. Su questo – sottolinea il deputato Pd – non ci siamo”.
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Fassina ha chiosato con un ultimatum: “questo passaggio sulla scuola è decisivo: senza radicali correzioni il mio percorso nel Pd si conclude”. Certo, alla Camera la maggioranza Pd è ancora salda. Ma se si continua con questo andare, solo qualche giorno fa a fare le “valigie” è stato un altro democreatico doc, Pippo Civati, presto gli addii potrebbero creare più di qualche problema alla maggioranza.
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