Alle 20.30 riprende l’esame del Ddl Scuola. Il senatore del Pd, Corradino Mineo fotografa perfettamente la situazione “Tanta buona volontà ma nessuna risposta sui punti sollevati”.
Giornata frenetica piena di contatti e riflessioni nella maggioranza che rischia di inchiodare il governo ai numeri “risicati” del Senato.
Intanto, riporta l’Asca, la commissione Bilancio lavora ai pareri sul ddl e il Pd cerca di mettere al riparo il provvedimento da critiche interne e attacchi esterni. Ma, almeno fino a questo momento, proposte per un accordo che tenga unito tutto il Pd sulla riforma non se ne vedono.
Se ci saranno i pareri della commissione Bilancio, stasera si andrà avanti votando gli emendamenti ai primi articoli del ddl. Quando si arriverà al 10, però, quello che prevede il piano di assunzioni dei docenti e su cui pesa l’emendamento di Sel per scorporare le immissioni in ruolo dalla riforma, la quadra dovrà essere stata trovata.
Troppo rischiosi i numeri: 15 per la maggioranza, compresi senatori critici verso la riforma come lo stesso Corradino Mineo e Walter Tocci, 12 per l’opposizione.
A sentire Mineo dalla maggioranza non è ancora giunta nessuna “offerta” concreta che modifichi la riforma: “Se c’è la volontà di cambiare, i margini per un accordo ci sono sempre, ma finora si continua con la non risposta – dice -, a far finta di nulla. Non si possono eludere problemi di sostanza, temo ci sia un problema di comunicazione… Anche altri senatori del Pd che non sono in commissione condividono le nostre obiezioni”. Insomma bisogna cambiare e “tutto è collegato: assunzioni, meccanismo di valutazione dei docenti, autonomia” e la proposta, “l’exit strategy” della minoranza è sempre quella: scorporare le assuzioni, ora, e poi “a luglio siamo disponibilissimi ad approvare, riscrivendola meglio, la riforma”. In assenza di un accordo sul testo “due sono le strade possibili: che ci si prenda una pausa di riflessione per capire se c’è stato o no un errore come ha detto qualche tempo fa Renzi – osserva Mineo – o che ci sia un atto di forza sul vecchio testo, quello della Camera. Se così fosse io, citando le stesse parole del premier, non lo voterei. Se Renzi vuole tornare a fare il Renzi 1 bisogna vedere se ha i numeri e se ha ancora i voti di Forza Italia con cui minacciava di sostituire quelli del Pd”.