Le commissioni parlamentari cultura stanno inventariando proposte e critiche di soggetti interessati alla riforma.
Razionalità vorrebbe che l’origine dello stallo dell’istituzione fosse identificata e posta a fondamento degli interventi.
Razionalità vorrebbe che il modello di scuola sotteso al Ddl governativo fosse esplicitato.
Se queste fossero state le sollecitudini, sarebbe apparsa come incipit de “la buona scuola” la relazione di presentazione della proposta di legge Aprea del 12 maggio 2008: “La riforma degli organi collegiali della scuola degli anni settanta ha cercato di superare il centralismo dello Stato, ma ha mostrato, quasi subito, tutti i suoi limiti. I poteri riconosciuti agli organi collegiali sono stati di fatto esautorati dall’eccessivo formalismo centralistico e dalla limitatezza delle risorse, e ciò ha determinato una continua deresponsabilizzazione della componente dei genitori e l’affievolirsi della loro partecipazione”.
Nulla di più falso: se fossero stati letti gli ordini del giorno che i dirigenti scolastici hanno stilato per convocare gli organismi collegiali, il quadro di riferimento sarebbe inequivocabile.
I presidi, per scoraggiare la partecipazione che, ai loro occhi, sminuiva il loro prestigio, hanno sistematicamente omesso di porre in discussione questioni legate al mandato conferito agli organi di governo, sterilizzandone l’attività.
Questione passata sotto silenzio: un’evidente volontà di ritornare al passato come dimostra la riduzione del “Sistema educativo di istruzione e formazione” a “Sistema nazionale di istruzione e formazione”.
L’educazione pone al centro dell’attività scolastica le qualità dei giovani, da cui l’unitarietà degli insegnamenti, la loro convergenza verso traguardi comuni, la loro strumentalità [art. 2 legge 53/2003];
L’educazione implica una prospettiva di lungo periodo: com’è possibile prefigurare lo scenario cui si affaccerà uno studente che accede alla scuola secondaria?.
L’aver cestinato l’aspetto educativo sminuisce l’attività scolastica: i docenti, isolatamente, qualificano la loro professione con l’adesione ai libri di testo. “La progettualità educativa, la progettualità formativa e la progettazione dell’istruzione, fondamento dell’autonomia scolastica”, diventano arabe fenici;
L’aver cestinato l’aspetto educativo colloca la vita scolastica nel breve periodo. La stella polare è il mondo del lavoro del momento.
Razionalità vorrebbe che a fondamento dell’analisi su “La buona scuola” fossero collocati i traguardi cui l’istituzione mira.
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