Prosegue senza sosta nei social network la protesta per la presunta incostituzionalità del disegno di legge sulla scuola. Il “popolo della rete” sembra ormai diviso in due partiti: da un lato coloro che sostengono che comunque il Presidente Mattarella non firmerà il provvedimento e lo rimanderà alle Camere e dall’atro coloro che danno per certa la firma.
Questi ultimi aggiungono anche che bisogna prepararsi ad impugnare la legge con tutti gli strumenti possibili (referendum, ricorso alla Consulta ed eventualmente alla Corte di Giustizia europea).
In realtà in pochi finora hanno fatto una disamina precisa del disegno di legge finalizzata ad evidenziare le disposizioni che potrebbe violare principi costituzionali. Ci sono stati fin qui i pronunciamenti di Ferdinando Imposimato e di Michele Ainis. Un ampio documento in proposito lo ha redatto anche Unicobas che proprio in queste ore lo sta richiamando come motivazione a sostegno delle prossime azioni (presidio davanti al Senato nelle giornate in cui è previsto il dibattito in Commissione Cultura).
In ogni caso va precisato che il possibile giudizio di incostituzionalità non può mai riguardare l’intera legge ma solamente alcune disposizioni specifiche.
Per esempio Unicobas ritiene che una delle violazioni più pesanti riguardi la disparità di trattamento determinata dal fatto che per il personale docente non verrebbe più garantita la titolarità sulla sede prevista invece per il personale Ata (oltre che per tutto il restante personale statale).
Va quindi detto, innanzitutto, che il giudizio di incostituzionalità deve essere preciso e circostanziato: se si leggono le sentenze della Consulta si può constatare che nessuna legge dello Stato è mai stata dichiarata incostituzionale; al contrario ci sono stati casi in cui la Consulta si è pronunciata sulla illegittimtà di singolo comma o addirittura di un singolo passaggio.
Non bisogna poi dimenticare che associazioni o sindacati (e, a maggior ragione, singoli cittadini) non possono chiedere l’intervento della Consulta.
La possibilità che la Corte intervenga è legata invece alla decisione dei giudici che, nel momento in cui devono pronunciarsi su un caso concreto, decidono di sollevare il dubbio di costituzionalità. Ed è questo il motivo per cui la Corte si pronuncia spesso anche a distanza di anni dalla approvazione della legge.
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