Mano a mano che passano i giorni, i tempi previsti per l’approvazione del disegno di legge sulla scuola si allungano sempre di più.
Lasciamo stare quanto è accaduto a partire dall’estate scorsa fino pochi mesi fa: a luglio il Presidente del Consiglio e il Ministro parlavano di un provvedimento urgente per la fine di agosto, poi si è arrivati alle “linee guida” del 3 settembre e a quel punto si è iniziato a dire che tutto sarebbe stato inserito nella legge di stabilità. Dopo di che si è detto che con la legge di stabilità si stanziavano le risorse ma che per i contenuti della riforma biosgnava conoscere l’esito della consultazione.
Finalmente a gennaio si è incominciato a parlare di decreto legge che, dopo le proteste degli stessi parlamentari, si è trasformato in un disegno di legge licenziato dal Governo a metà marzo (“Domattina sarà già depositato alle Camere” aveva improvvidamente dichiarato il Ministro Giannini durante la conferenza stampa tenutasi al termine della riunione del Consiglio dei Ministri).
“Il provvedimento dovrà essere approvato entro fine aprile al massimo” aveva quasi ordinato Renzi, provocando anche le reazioni di deputati e senatori (“C’è bisogno di tempo, non si può strozzare il dibattito parlamentare, questo è un ricatto” avevano protestato dalle Camere).
Quando il ddl è arrivato alla Camera (fine marzo) i problemi procedurali che la nostra testata aveva evidenziato fin da subito sono diventati evidenti.
I duemila emendamenti presentati dai diversi gruppi (non ci sono solo quelli delle opposizioni, sono almeno 200 anche quelli delle forze di maggioranza) hanno rallentato l’iter persino prima dell’inizio della loro discussione in Commissione, tanto che durante la settimana che si è appena conclusa la Commissione Cultura ha di fatto sospeso i lavori sull’argomento.
A partire da lunedì 27, in compenso, il dibattito sarà intenso e continuo, per lo meno in Commissione Cultura, mentre nelle altre Commissioni che “contano” non è ancora previsto nulla.
Quindi, nella migliore delle ipotesi il lavoro delle Coomissioni terminerà l’8 maggio e il dibattito in aula potrebbe iniziare l’11 e concludersi il 15.
Se si tiene conto che nell’ultima settimana di maggio le Camere lavoreranno a ritmo ridotto a causa della concomitanza con le elezioni regionali e amministrative, si può facilmente prevedere che l’approvazione definitiva da parte del Senato non potrà arrivare prima della metà di giugno, come peraltro ha ormai ammesso anche il ministro Giannini.
Poi ci saranno i soliti tempi tecnici per la pubblicazione in Gazzetta e quindi se ne conclude che l’entrata in vigore potrebbe coincidere con la fine del mese di giugno se non addirittura con la prima settimana di luglio.
Non c’è bisogno di un veggente per capire che gran parte della riforma (albi territoriali compresi) sarà di fatto rimandata all’anno scolastico 2016/2017. Con buona pace del Ministro e di quanti continuano a sostenere che a partire da settembre cambierà il volto della scuola italiana.
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