Dal testo finale è scomparsa una clausola osteggiata dalla maggior parte dei dirigenti, perché interpretata come una ritorsione ai loro danni: quella relativa al limite temporale nell’incarico dei dirigenti su una stessa sede. Non è un risultato da poco e non era affatto scontato, data l’esplicita intenzione che aveva originato la proposta: introdurre un contrappeso ai “poteri” del preside.
Fra questi ultimi, è rimasta la clausola impropriamente definita della “chiamata diretta”, anche se – essenzialmente per motivi organizzativi – la sua decorrenza slitta al prossimo anno scolastico. E comunque rimane in capo al dirigente, fin da quest’anno, formulare le richieste in vista dell’attribuzione dell’organico “aggiuntivo”. Sempre collegata a questo organico rinforzato, la possibilità di assicurare funzioni che erano state cancellate dalla legge di stabilità (una per tutte: l’esonero dei collaboratori).
Confermata anche la valutazione “premiale” del merito, che rimane competenza del dirigente, seppure sulla base di criteri espressi dal comitato di valutazione. Lo stesso si dica per la conferma in ruolo dei docenti in anno di prova: anche qui la parola finale spetta al dirigente, mentre il comitato esprime un parere. Opportunamente, a nostro avviso, il comitato stesso – limitatamente a questa funzione – agisce con la sola partecipazione del dirigente e dei docenti: mentre rimane la composizione allargata (ad un genitore, uno studente ed un esterno) per tutte le sue altre funzioni.
Ulteriore dato positivo per la categoria: dopo oltre due anni di pressione sul Governo, si porta a casa una consistente integrazione del Fondo Unico Nazionale: che per circa metà è strutturale, mentre per una parte piuttosto consistente si tratta di un’erogazione una tantum per il 2016 ed il 2017, a parziale ristoro di quanto indebitamente trattenuto sulla RIA dei pensionati negli scorsi anni.
Allargando la ricognizione ad aspetti meno direttamente connessi con la posizione del dirigente, vanno ricordate in positivo almeno due innovazioni: la possibilità, finalmente concreta, di introdurre opzioni nel curricolo e l’affermazione che la formazione in servizio dei docenti è obbligatoria, permanente e strutturale.
Sempre parlando di aspetti di sistema: il progressivo passaggio dall’organico di istituto a quello di ambito territoriale consentirà di ampliare gli spazi operativi per il progetto di istituto e per un incontro fra domanda ed offerta di formazione meno sbilanciato dell’attuale.
Tutto bene, allora? Dopo tante mediazioni, sarebbe impossibile persino ipotizzarlo. Abbiamo segnalato a più riprese il nostro rammarico per l’abbandono di altri aspetti innovativi e per noi rilevanti. Ma la campagna per la Buona Scuola che oggi si avvia a conclusione segna comunque un punto di non ritorno nell’organizzazione del servizio di istruzione: da struttura finalizzata prevalentemente ad amministrare gli interessi del personale a comunità progettuale che ruota intorno ad un progetto di formazione dei giovani studenti. E che a questo fine indirizza l’utilizzo delle risorse.
Spetta adesso ai dirigenti dimostrare nei fatti che i timori e le paure lungamente agitati dagli avversari del cambiamento erano strumentali e solo tesi alla conservazione dell’esistente. Da settembre in avanti avranno l’opportunità di far vedere che la scuola può migliorare, se dispone delle risorse necessarie ed è guidata con gli strumenti opportuni.
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