Ci va giù duro il figlio di Gianni Rondolino, laureato in filosofia teoretica all’Università di Torino con una tesi su Franz Rosenzweig, che dal 1986 al 1988 ha fatto parte della Direzione nazionale della FGCI e dal 1996 al 1999 ha lavorato come responsabile della comunicazione nello staff di Massimo d’Alema, prima alla segreteria nazionale del Pds (in seguito Ds), poi alla presidenza del Consiglio.
Nel 2012 viene poi scelto da Daniela Santanché come consigliere per la sua campagna elettorale nelle primarie del centrodestra poi non svoltesi.
La polizia dunque, secondo Rondolino, dovrebbe riempire di botte gli insegnanti. E dinanzi alle sdegnate proteste di tanti docenti al suo intervento, intervistato dal Fatto quotidiano rincara la dose: “Rivendica la “libertà d’espressione e il diritto di essere provocatorio”, anche se ammette che avrebbe “dovuto scrivere semplicemente che le strade andavano sgomberate”. Ma non si pente di quanto ha scritto, perché una città non può essere “ostaggio” dalla protesta di “ultragarantiti che lavorano poco e male e che accusano Renzi di avere ucciso la scuola pubblica, quando in realtà sono loro i responsabili“.
D’altronde cosa ci si poteva aspettare da uno che commentava così l’approvazione della Riforma? “Dal Senato un primo passo per far lavorare gli insegnanti, e per restituire valore e dignità alla scuola pubblica.”
Ultragarantiti che lavorano poco e male, i professori. Bisogna riempirli di botte. E liberare il centro storico. E anche le scuole italiane. Tanto a che servono i docenti? Tanto basta a capire quale clima di intolleranza e oscurantismo si respira nella nostra nazione. Dopo il repulisti manca solo la Marcia su Roma…
Ma perché la polizia non riempie di botte sti insegnanti e libera il centro storico di Roma?
— Fabrizio Rondolino (@frondolino) 25 Giugno 2015