La riforma Renzi-Giannini è in linea con la filosofia sottesa di quelle precedenti: ridurre i finanziamenti pubblici per la scuola, favorire gli investimenti privati. A pensarla così è Luigi Di Maio (M5S), vicepresidente della Camera, intervenuto ad Ercolano (Napoli) a sostegno del candidato sindaco Gennaro Cozzolino alle amministrative del 31 maggio.
Il ‘grillino’ sembra non avere dubbi: tutte le riforme degli ultimi anni, da quella della Gelmini ad oggi “si sono fatte sempre per mascherare l’unica motivazione per cui si metteva mano alla scuola: toglierci soldi pubblici e metterci soldi privati”.
Per Di Maio, la riforma della scuola è “solo una scusa per giustificare ancora una volta la scelta di non dare soldi alla scuola pubblica: si fa una riforma per dire ‘prendiamo i privati e facciamogli mettere i soldi nella scuola pubblica’. Ma chi andrà a investire a Scampia o nei quartieri degradati dove ci sono scuole che cadono a pezzi? Nessuno. E perché un privato deve investire nella scuola? Che tornaconto ne può avere?”.
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Ora, se questa interpretazione fosse giusta, farebbero bene a farsi sentire gli addetti ai lavori delle scuole meno fortunate, in periferia e al Sud. Per completezza di informazione, però, dobbiamo anche dire che non sono pochi coloro che gradirebbero la presenza dei privati nelle nostre scuole: se ben coordinata, infatti, potrebbe introdurre una concezione di sana competitività che oggi in troppe scuole latita. Sulla opportunità di investire nelle aree degradate e povere culturalmente e a livello socio-industriale, invece, è difficile indicare motivazioni valide.
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