C’è un tema, nel disegno di legge sulla “Buona Scuola”, di grande rilievo ma sul quale finora si è detto poco o nulla: è quello delle risorse finanziarie che, al netto delle assunzioni, serviranno ad implementare le numerose attività previste dal piano.
Se si va a leggere l’articolo sulle c’è da rimanere senza parole; si parla infatti della istituzione di un nuovo capitolo di spesa denominato “Buona scuola” la cui dotazione è fissata in poco meno di 3milioni di euro per il 2015 e addirittura in 313mila euro (non è un errore, la cifra è proprio questa!) per il 2016.
Tanto che la formula “senza maggiori oneri per la finanza pubblica” è ripetuta diverse volte nel testo.
Questo significa che le uniche vere risorse che le scuole avranno a disposizione saranno costituite quasi esclusivamente dai docenti neo assunti.
E così per il fondo di istituto per i compensi accessori del personale docente e Ata non è previsto nessun incremento (anzi, siccome il numero dei docenti aumenterà, la quota media pro-capite diminuirà di un buon 5-10%).
Ma c’è anche il problema delle supplenze: poichè non è detto che con l’organico dell’autonomia si possa riuscire a contenere le spese delle supplenze temporanee, è molto probabile che – alla resa dei conti – il MEF imporrà il ricorso alla solita “clausola di salvaguardia” e quindi, come già in passato, si dovrà usare la cassa del Miur per pagare gli stipendi dei supplenti.
Parlare di musica per tutti dalla primaria ai licei è certamente un bello slogan ad effetto, così come è buona cosa prevedere l’impiego di docenti specializzati nell’educazione musicale fin dalla primaria, ma non bisognerebbe trascurare aspetti organizzativi e strumentali: con bambini alle prime armi si può sicuramente fare musica usando legnetti, bicchieri, sassolini e bottiglie, ma – ad un certo momento – bisognerà anche iniziare a introdurre qualche altro “oggetto” (non diciamo un pianoforte a coda, per carità) ma anche semplicemente qualche tamburello e qualche CD. Oggetti che, purtroppo, non sono del tutto gratuiti. A meno che gli estensori della legge non abbiano già messo nel conto che, come spesso accade già ora, il materiale se lo porteranno da casa i docenti o lo si farà acquistare dai genitori.
IL TESTO DEL DDL SCUOLA IN ESAME AL SENATO
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