Dopo le prese di posizione di Cobas e Unicobas e dopo l’appello dell’USB (Unione sindacale di base) anche i Partigiani della Scuola Pubblica protestano per il tenativo del Parlamento di modificare le norme che oggi regolano il diritto di sciopero.
“I Partigiani – si legge in un loro comunicato – sono solidali con le OO.SS. nel condannare le ulteriori limitazioni che il governo vuole imporre al diritto di sciopero” [per la verità va osservato che – almeno fino a questo momento nessuno dei sindacati rappresentativi è intervenuto sulla questione]
“Dopo aver impedito alle sigle minoritarie di fare assemblee in orario di servizio – continuano i PSP – oggi il DDL, che sarà ridiscusso a settembre, a firma di Pietro Ichino, senatore PD, vuole estendere questa limitazione a tutte le sigle, obbligando inoltre i lavoratori a dichiarare l’adesione agli scioperi entro 5 giorni dalla data fissata e impedendo di fatto alle sigle minoritarie di proclamarne”.
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Secondo i Partigiani “siamo di fronte all’ennesimo provvedimento liberticida che vuole aprire un mercato del lavoro sempre più svalutato alle imprese e agli investitori stranieri da attrarre ancora una volta calpestando la dignità dei lavoratori, colpiti attraverso la loro voce più libera: quella dei sindacati di base e minoritari”.
“Limitare il diritto di sciopero – accusano i PSP – è l’ennesimo attentato alla democrazia e al pluralismo che la contraddistingue, proprio perché stiamo attraversando una fase pericolosa di perdita di sovranità e di diritti che ci porterà ben presto a diventare una Repubblica delle banane”.
E, in vista della “battaglia contrattuale” i PSP lanciano anche un appello: “Vogliamo approfittare di questa occasione per fare un appello a tutte le OO.SS. di unità. È fondamentale oggi più che mai utilizzare lo strumento dello sciopero in maniera seria e responsabile, facendo convergere sotto la stessa data e con la stessa piattaforma rivendicativa più sigle. Se si lavorasse insieme per un blocco compatto di un intero settore per volta, si riuscirebbe a capovolgere diverse situazioni”.
I Partigiani auspicano che – prima della discussione sulla proposta di legge Ichino-Sacconi, che è prevista ormai per il mese di settembre, i sindacati riescano a creare “un fronte unitario e compatto, perché stavolta nessuna parte in causa può dirsi al sicuro, se veramente a stare a cuore sono i diritti dei lavoratori”.