Ferruccio de Bortoli, che non è certamente uomo di scuola ma intellettuale raffinato e studioso dei fenomeni sociali, sull’ultimo numero dell’Economia del Corriere della Sera, confrontando dati e studi sui cittadini italiani e del resto dell’Unione europea, attraverso l’ultimo rapporto Bes 2023 (Benessere equo e sostenibile), a cura dell’Istat, arriva alla più semplice delle conclusioni relativamente all’istruzione: le disuguaglianze sociali si eliminano con la scuola.
È vero che può apparire un concetto banale, ma troppo spesso la politica è così miope da non accorgersi nemmeno delle ovvietà.
Scrive de Bortoli: “La cura più efficace per ridurre le disuguaglianze è una sola: l’istruzione. Ma da questa constatazione dovrebbe derivare un corale impegno sulla qualità del capitale umano e nella lotta contro la dispersione scolastica. A qualunque età”.
Ma significa pure mettere in campo e implementare tutti gli altri strumenti a disposizione, dai sussidi economici alle politiche d’inclusione, ai libri, alle conoscenze digitali, che sono importanti ma non fondamentali se non si riesce a fare aumentare la quota dei laureati. Essa infatti, scrive de Bortoli, è salita ma è sempre al 30,6% contro il 43,1% dell’Ue. Così come il numero dei giovani tra i 15 e i 29 anni che non studiano né lavorano è sceso al 16,1%, ma nell’Unione siamo all’11,2%”.
Al giornalista non sfugge nemmeno che “Il tasso di mancata partecipazione al lavoro è al 14,8% contro l’8,7% della media europea”, che è una problematica da risolvere, perché “la battaglia civile che dobbiamo perseguire è quella di non condannare chi nasce in condizioni disagiate a scontare un ritardo educativo e sociale”.
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