Categorie: Estero

“De concorsis consolatione”: tra i bocciati ai quiz anche il direttore de La Tecnica della scuola

Non che avesse intenzione di insegnare, visto che dirige il più antico periodico di informazione scolastica, il nostro direttore, Daniela Girgenti, voleva solo capire dal di dentro, e per descriverlo in un secondo momento ai lettori del suo giornale (come ha fatto sull’ultimo numero de La Tecnica della Scuola) tutti i meccanismi e le fasi tecniche che alla fine consentono ai candidati di sfondare nella prova preselettiva alla quale, come ormai è noto, si erano iscritti oltre 320mila aspiranti prof e che si è svolta lo scorso 17 e 18 dicembre.
Una sorta di quinta colonna insomma tra le linee del Miur e tra i quiz affastellati con procedura casuale da parte del computer centrale e affrontati, da parte sua, non già con l’ansia della conquista del posto, ma con l’occhio critico di chi da decenni si occupa di scuola, capendone dal di dentro tutte le pieghe e i risvolti. Un’esperta, con tanto di laurea conseguita nel 1982, e quindi in perfetta regola col bando, e profonda conoscitrice sia di didattica e sia di normativa, per cui tecnicamente impeccabile per insegnare e per sapersi districare nella selva delle ordinanze ministeriali, delle proposte pedagogiche e normative che stanno invadendo la scuola italiana.
In più conosce perfettamente tutti i marchingegni della riforma Gelmini, insieme alle indicazioni nazionali che su quella scia sono state pubblicate: un’esperta insomma e una docente in pectore perfetta. E invece, “Mission impossible” ha scritto nel suo editoriale, anche se ora è in attesa di sapere dove ha sbagliato, benché di una cosa sia certa e cioè che il sistema implementato dal Miur, non solo era demenziale ma anche “messo in piedi per far sì che i candidati venissero bocciati a migliaia. Il “simulatore”, fornito dal Ministero per “esercitarsi”, era una vera e proprio diavoleria, una tortura moderna del povero candidato che aspirava a salire in cattedra.” Considerazione, quella del direttore de “La Tecnica”, che è in antitesi con la dichiarazione del ministro Profumo, data subito dopo la conclusione delle prove che hanno visto vincitori solo il 33,5% dei partecipanti: “Sembra ci sia una stretta relazione tra i risultati dei test delle scuole e poi la professionalità delle persone che vengono valutate. Le persone che hanno studiato hanno ottenuto degli ottimi risultati, quasi al 100%, hanno risposto a tutte le domande e anche in tempi ridotti. Le persone che avevano dato poca attenzione a questa fase preparatoria hanno avuto dei risultati non positivi”.
Qualcosa dunque non funziona nell’analisi del ministro, e non solo perché abbiano un chiaro esempio di sbaglio tecnico, perché appunto il direttore della Tecnica della scuola potrebbe essere, almeno da un punto di vista teorico, un’ottima insegnante, ma anche perché aveva studiato negli esercitatori con similare impegno di chi vuole sfondare a tutti i costi, anche per dimostrare la permeabilità “culturale” del sistema.
In ogni caso i due giorni di purgatorio dei trecentomila, giovani e forti, concorrenti, anche se non tutti giovani e non tutti forti, sono trascorsi, lasciando in molti l’amaro in bocca, come per certi versi lo ha lasciato alla nostra amica Daniela Girgenti: “Sinceramente non me lo aspettavo, anche perché avevo studiato sull’esercitatore del Miur con assoluta coscienza e attenzione”, benché in tutto il meccanismo elaborato dal Miur c’era l’intenzione di “evitare che gli aspiranti memorizzassero i quesiti, dando la risposta giusta”: ma come è possibile in 19 giorni mandare a memoria senza capirli migliaia di domande? E poi, dice Girgenti, “anche se questo fosse successo, quanti candidati sarebbero stati in grado di farlo: 1.000, 2.000? E per una così piccola percentuale si toglie alle altre centinaia di migliaia la possibilità di apprendere dai propri errori che è poi il principio base dell’insegnamento?“
Ma non solo, quando dichiarato dal Miur, secondo cui “le percentuali di ammessi al concorso seguono curiosamente l’andamento dei risultati delle rilevazioni sugli apprendimenti degli studenti Ocse PISA 2009”, per cui emergerebbe “una correlazione diretta tra la bravura degli studenti e la capacità dei candidati di superare i test, quindi tra studenti più preparati ed aspiranti docenti più preparati”, appare anch’essa abbastanza forzata, nella considerazione che la bravura non si può misurare a colpi di quiz o di test talvolta pure cervellotici e “demenziali”.
Nulla di personale nella scelta del Miur delle preselezioni, ma con ogni probabilità occorre pure trovare nuove formule o nuovi marchingegni, e non solo per evitare gli affollamenti di personaggi strani in giuro fra le domande, ma anche per riconoscere, come a quel maestro che si scusava coi suoi alunni perché era stato bocciato, finalmente la bravura e il merito.
L’avevamo già sottolineato: in principio fu la parola, dice la Bibbia, ma queste sono parole che, in forma di test o di quiz o di flash, si sono fatti beffa di tanti candidati bravi e preparati, risultando perfino ingiuriosi dell’intelligenza e delle bravura, manifesta o meno, di tanti docenti che con sacrificio, costanza, volontà hanno studiato e si sono preparati.

Pasquale Almirante

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