Come era facilmente prevedibile il passaggio del sottosegretario Peppe De Cristofaro dal Ministero dell’Istruzione a quello dell’Università ha ragioni squisitamente politiche; la ministra Azzolina e il ministro Manfredi avevano spiegato che si trattava di riequilibrare la situazione perché all’Istruzione c’erano due sottosegretari e all’Università nessuno, ma la verità è un’altra e la spiega lo stesso De Cristofaro (LEU) in una intervista raccolta da Roberto Pietrobon e pubblicata oggi sul quotidiano “Il Manifesto”.
Il “succo” sta forse tutto in questa battuta: “E’ noto il nostro braccio di ferro con la ministra Azzolina e i 5 Stelle sull’assunzione dei precari: si è trovato un compromesso che ha, però, scontentato molti. Amministrare la scuola è complicato, anni di tagli, precarietà, disimpegno della politica verso la formazione rendono tutte le parti molto sensibili. Credo che sarebbe stato necessario un diverso approccio sia con le organizzazioni sindacali che con le famiglie che andavano non solo rassicurate, ma maggiormente coinvolte nei processi decisionali”.
De Cristofaro non perde poi l’occasione per sottolineare che “la DaD è stata un surrogato della didattica in presenza e dovremmo avere il coraggio di dirlo, riconoscendo che almeno un milione di studenti non è stato raggiunto”.
Anche se, per la verità, il sottosegretario non spiega cosa si sarebbe potuto fare per raggiungere il 100% della popolazione scolastica e per evitare i limiti strutturali della didattica a distanza.
L’esponente di Leu assicura però che anche al Ministero dell’Università proseguirà il suo impegno sui temi dell’inclusione, della lotta alla dispersione scolastica, del diritto allo studio e del rapporto con le organizzazioni studentesche.
L’uscita di De Cristofaro non sarà senza conseguenze: è chiaro che, da questo momento, Leu e Sinistra Italiana sosterranno la ministra Azzolina per lo stretto necessario e solo se servirà ad evitare una crisi di Governo.
Per tutto il resto non mancheranno critiche aperte.
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