“Il governo Monti non viene da Marte. È composto da persone, espresse da un ceto dirigente che, salvo rare eccezioni, non ha avuto e non ha una positiva attenzione per lo sviluppo della cultura della nostra società e per le istituzioni (scuole, università, enti di ricerca, biblioteche, teatri, televisione pubblica) che dovrebbero e potrebbero promuovere quello sviluppo. Come tanti altri del ceto dirigente è assai lontano dall’avvertire la centralità sociale e anche economica e produttiva dello sviluppo culturale diffuso. Finora si sono fatti solo proclami quando si è detto di rimettere l’istruzione e la formazione al centro dell’agenda politica del Paese”.
Così Tullio De Mauro (80 anni, accademico della Crusca e già ministro alla Istruzione durante il Governo Amato-2000/01), quando gli è stato chiesto il motivo per cui il governo Monti non investe sulla scuola, contrariamente alla Francia dove si investe molto.
Stesse note critiche sul riordino della Gelmini: “Molti provvedimenti della ministra Gelmini hanno inciso malamente sulle condizioni di vita delle scuole e delle università, anche il benvenuto prosciugamento e riordino delle decine e decine di disparati canali della secondaria di secondo grado (cominciammo a chiederlo almeno dal 1969) non è stato accompagnato da un ripensamento effettivo e dalla riorganizzazione (anche edilizia) degli istituti scolastici.”
Ha poi aggiunto: “Resta ancora irrisolto il problema degli stipendi bassi ai professori: se vogliamo che la scuola si sviluppi, occorre attrarre ad essa il meglio delle energie intellettuali e morali e, in una società a forti disparità retributive, quelle energie in gran parte rischiano di prendere strade diverse da quelle dell’insegnamento.”
Illuminante la riposta alla domanda sull’ idea del ministro Profumo di limitare i compiti a casa sull’esempio francese:
“Non è solo il professor Profumo a non applicare alla scuola la teoria dei sistemi, che egli ben conosce. Datemi il resto della scuola francese, anzi datemi la Francia, la sua cura straordinaria per l’istruzione sentita e onorata nei fatti come impegno della nazione, da cui discendono le forti strutture e gli abiti e tradizioni di apprendimento (e le biblioteche e gli alti indici di lettura), datemi questo e poi sarà sensato discutere se adottare o no un pezzetto del funzionamento complessivo.”
Infine un dilemma cornuta: ignoranza o disattenzione a non voler concedere ai docenti del 1952 la proroga dei benefici pensionistici lasciati per il pubblico impiego al 31/12/2011?
“Purtroppo non conosco abbastanza la ministra Fornero per risolvere il dilemma cornuto. Tuttavia mi pare che il secondo corno includa, se così può dirsi di corni, il primo.”
Home Archivio storico 1998-2013 Riforme De Mauro: “Attrarre alla scuola il meglio delle energie intellettuali”