“Quando il ministro dell’Istruzione Letizia Moratti parla di scuole elementari italiane che starebbero franando non è forse bene informata: il risultato è che in questo modo dà notizie false sulla scuola primaria italiana. La realtà è invece fatta di maestri italiani che risultano bravissimi, tra i primi a livello internazionale”. Non usa mezzi termini l’ex ministro della Pubblica istruzione Tullio De Mauro, docente universitario di linguistica generale alla Facoltà di Scienze umanistiche alla “La Sapienza”, per difendere l’impalcatura primaria di un sistema scolastico che nelle intenzioni del Governo dovrebbe essere riformato in toto.
Parlando a margine della conferenza di presentazione del Festival della Scienza di Genova, tenutosi nei giorni scorsi a Roma all’accademia dei Lincei, l’ex ministro è entrato in aperta polemica con le attuali strategie di viale Trastevere: “Non mi risulta che a franare – ha detto De Mauro -siano gli istituti elementari, ma alcuni edifici scolastici che cadono sulle teste dei ragazzini: basti pensare ai dati diffusi recentemente dal sindacato Cgil Scuola, il quale ha verificato che il 94% degli edifici scolastici del nostro Paese risultano fuori norma”.
Secondo il linguista il problema delle riforme non risiede però nella scarsità di fondi, come spesso rivendicato dai sindacati e dall’opposizione politica: “il nostro Paese – ha dichiarato De Mauro – spende 6 mila euro l’anno per formare e mantenere a scuola i ragazzi dai 6 ai 15 anni: si tratta di una bella spesa riguardante ogni studente iscritto. Bisogna poi dire che si tratta poi di una cifra enormemente in crescita, nel corso degli anni, se si guarda al percorso formativo di ogni ragazzi fino all’Università”.
Il rammarico di De Mauro è che il segmento medio alto dei nostri studenti viene poi “regalato” a Paesi concorrenti come Francia, Germania e Stati Uniti. “Dobbiamo chiederci se a fronte di queste ingenti spese – ha aggiunto l’ex Ministro – ci sia un’effettiva preparazione completa in tutte le materie. Purtroppo i nostri ragazzi imparano moltissimo in termini di letteratura e filosofia, ma meno, a volte pochissimo, sul fronte delle materie scientifiche”. Sottolineando quindi il ruolo dei ricercatori italiani nel nostro Paese, De Mauro ha concluso con un riferimento storico che esalta le materie scientifiche: “da Galilei in poi molti sono i guai che i ricercatori in Italia hanno dovuto subire. Basta pensare al periodo delle inquisizioni. Bene descrive questo percorso il volume di Leonardo Sciascia e Ferdinando Bologna “Urla senza suono” in cui si sottolinea come i graffiti trovati nel carcere dell’inquisizione di Palermo erano per lo più di fisici o di matematici”.
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