De profundis per la cosiddetta Legge Aprea

La cosiddetta legge Aprea, quella che prevede la riforma degli organi collegiali, che fu approvata a ottobre alla Camera e che è stata pure oggetto di aspre e furenti contestazioni da parte di alunni, sindacati e docenti, con quasi certa sicurezza rimarrà sepolta nelle sabbie mobili del senato.
L’agenzia Dire, sulla base delle sue informazioni, non ha dubbi.
Come è noto il ddl 953 ha subito miriadi di cambiamenti e alla fine, col governo tecnico di Monti che ho goduto dell’appoggio quasi unanime dei due rami del parlamento, subì l’ultima modifica in commissione Cultura della Camera, presieduta da Ghizzoni del Pd, dove venne approvata, anche se non da tutti. 
Di fronte alle nuove ondate di critiche, sono stati tanti gli esponenti di partito che si sono esposti, promettendo ulteriori modifiche ma che, considerati i tempi e lo spirito preelettorale che spira, sarà impossibile implementare, aggiutando il tiro chiesto dalle piazze.
Tutto ciò considerato si può stare ben sicuri che la legge Aprea, o meglio questo decreto ormai famoso col numero 953, rimarrà dentro qualche cassetto polveroso del senato in attesa che qualcuno, ma chi?, lo riprenda e lo metta a nuovo: ma per quale motivo se tutto il mondo della scuola è felice dei decreti delegati del 1974?

Pasquale Almirante

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