Tra i nuovi approcci per fare lezione, ci sono alcuni metodi che meriterebbe sicuro interesse ma per vari motivi rimangono sconosciuti: uno di questi è il decoding. Tra i promotori entusiasti di questo nuovo modello formativo, c’è la professoressa Sandra Chistolini, ordinario di Pedagogia generale e sociale all’Università Roma Tre.
Nel corso di un aggiornamento professionale per insegnanti, tenuto presso l’Istituto Confalonieri-De Chirico di Roma, l’accademica ha definito il decoding come “un processo di conoscenza di ciò che non è stato compreso o ritenuto ridondante durante la lezione” e che quindi necessita di “un processo di cambiamento dell’insegnamento della disciplina”. Per saperne di più, l’abbiamo intervistata.
Professoressa, cosa è il decoding?
Il Decoding the Disciplines è una metodologia intesa ad aiutare gli studenti a superare gli ostacoli che incontrano nell’apprendimento di una disciplina scientifica a livello universitario. Abbiamo avviato la sperimentazione anche nella scuola secondaria. La metodologia è stata formalizzata scientificamente da esperti dell’Università dell’Indiana (USA) e poi divulgata in Europa.
L’iniziativa può contare su dei finanziamenti?
Il Decoding the Disciplines fa parte del Progetto Erasmus +, finanziato nell’ambito dei Programmi europei di innovazione dell’insegnamento nelle istituzioni di superiori di formazione. La documentazione prodotta è disponibile al sito www.sandrachistolini.it.
In Italia, ci sono già dei docenti che lo utilizzano?
Al momento, la metodologia viene sperimentata solo presso l’Università degli Studi Roma Tre, Dipartimento di Scienze della Formazione, negli insegnamenti di Pedagogia generale, Pedagogia interculturale e della cittadinanza, Istituzioni di Matematica, al primo e al terzo anno del Corso di laurea in Scienze della Formazione Primaria.
E nelle scuole?
Sono state introdotte lezioni di preparazione in classi scelte della scuola secondaria, con la partecipazione di dirigenti, docenti, studenti. La notizia è stata divulgata nelle scuole a più alta dispersione nella città di Roma e l’informazione sull’incontro introduttivo è stata diffusa in vari siti scolastici, oltre che nel notiziario on line del Miur: News, marzo 2018.
Quali sono gli effetti benefici del metodo a livello di apprendimento?
I risultati sono in corso di validazione. Possiamo comunque evidenziare come la metodologia si inserisca positivamente nel processo di apprendimento degli studenti e nella pratica di insegnamento dei docenti. Gli studenti imparano a definire, a comprendere, ad affrontare e a risolvere il loro bottleneck disciplinare; vale a dire delimitano con precisione che cosa li blocca non permettendo loro di procedere nella conoscenza specifica. Gli insegnanti imparano a spiegare partendo dalla difficoltà evidenziata dallo studente, invitano a decodificare l’ostacolo e comprendono cosa fare per aiutare gli studenti nel momento in cui emerge il bottleneck. Siamo in presenza di un cambiamento di forma mentis da parte degli uni, gli studenti, e degli altri, i docenti.
Quindi, serve la collaborazione dei docenti e dei loro allievi?
Ambedue si mettono in gioco, con grande fiducia, con il desiderio di migliorare, senza temere di sbagliare o di perdere tempo. Abbiamo notato che sia gli studenti che i docenti capovolgono le proprie concezioni di apprendimento e di insegnamento elevando il successo di chi apprende e di chi insegna.
Il metodo è indicata in classi collocate in territori particolari o in tutte le classi?
La metodologia si applica in tutti i contesti formativi, perché la dispersione è presente dovunque con diversa intensità. Esistono forme nascoste di dispersione dei saperi disciplinari che vanno messe in evidenza. Abbiamo visto che anche chi sostiene di non incontrare difficoltà ha di fatto rimosso gli ostacoli senza affrontarli. Sono forme nascoste di dispersione in quanto esistono ma non se ne parla. Nei corsi dove sono più alti i livelli di dispersione, dati dall’insuccesso negli esami, si raccomanda di intervenire tempestivamente, cercando le strategie adatte per analizzare il bottleneck e definire il processo caratterizzato da sette fasi di svolgimento di carattere progressivo.
Ci conferma che adottando il decoding su larga scala si potrebbe ridurre l’alta percentuale di abbandoni scolastici?
Teoricamente dobbiamo rispondere positivamente a questa domanda. Praticamente abbiamo rilevato un maggiore successo nei processi di apprendimento sperimentati. Non abbiamo esempi di applicazioni su vasta scala, poiché siamo in fase di sperimentazione con gruppi ridotti di studenti e con discipline umanistiche e scientifiche insegnate da docenti disponibili a partecipare.
Il processo di cambiamento dell’insegnamento della disciplina è difficoltoso da adottare?
Per quanto stiamo sperimentando, possiamo dire che il cambiamento di mentalità del docente è facilitato dal suo senso di responsabilità, dalla deontologia professionale, dal desiderio di andare incontro ai bisogni conoscitivi dei ragazzi, dalla stessa soddisfazione di aver contribuito alla crescita degli studenti, dalla visibilità statistica dei risultati migliori. Il cambiamento riguarda il modo di porre la disciplina in aula e il modo di interagire tra docente e studente. Ci si pone su un piano di ricerca comune, evitando lo stereotipo negativo dell’insegnamento e dell’apprendimento maturato da alcune discipline, sia umanistiche che scientifiche.
Ci sono discipline più indicate?
Viene affermata la pari dignità di tutte le materie: tutte possono essere apprese con buoni risultati e la gerarchia tra materie facili e difficili dipende da fattori non dovuti a dinamiche di accettazione o meno del sapere disciplinare. La metodologia si applica a tutte le discipline che, in quanto tali, sono scientifiche per definizione.
A chi si deve rivolgere un docente che vuole conoscere e adottare il decoding?
All’Università degli Studi Roma Tre, Dipartimento di Scienze della Formazione, Corso di perfezionamento in Decoding the Disciplines. Insegnare ed apprendere una disciplina scientifica. Il Corso prevede l’iscrizione utilizzando la Carta del docente e partirà nel mese di ottobre 2019. Il bando è di imminente pubblicazione nel sito universitario.
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